Non abbiamo nulla in contrario con i progressi della tecnologia, ne tantomeno con l'evoluzione dei media e della comunicazione veloce del web. Abbiamo molto in contrario invece, cristianamente parlando, con la divinizzazione e l'ideologizzazione di questi mezzi. Sempre più spesso quando si parla del web o dei social network questi vengono raccontati dai loro adoratori come dei veri e propri "messia", in grado di liberare intere nazioni dal "giogo del potere", favoriti anche da una cultura, che ha fatto di una visione della vita dietrologica e cospirazionista la sua bandiera. Tale cultura, che forse sarebbe quasi il caso di chiamare ideologia o culto del sospetto, che è figlia della tanto applaudita proclamazione del dubbio come mezzo di discernimento, si è stigmatizzata a tal punto da avere anch'essa le proprie icone di riferimento.
Per esempio, il protagonista di "V per vendetta" o Neo di “Matrix” sono più che semplici protagonisti di film (guarda caso entrambi partoriti dai fratelli Wachowski), ma vere e proprie incarnazioni ideologiche, che si basano sull'assunto di una realtà ben precisa: viviamo tutti all'interno di un complotto globale, ma ecco, ora arrivano l'informazione e la comunicazione a liberarci.
Ed è a questa mitizzazione della rete, adorata come messia liberatore, che ci opponiamo col semplice buon senso.
I sistemi informativi o comunicativi infatti, sono solo dei mezzi assolutamente neutri senza alcuna valenza né positiva né negativa, dipende da quale uso se ne faccia. Eccone un semplice esempio: un rivoluzionario francese nel 1789 è vero che non sarebbe stato in grado di comunicare facilmente con i suoi compagni rivoluzionari così come avrebbe potuto fare oggi con uno smartphone. Per contro è altrettanto vero che senza uno smartphone che abbia agganciato una cella telefonica, gli è stato possibile non essere localizzato facilmente dalla guardia reale francese. Ma con o senza internet, la rivoluzione francese c'è stata comunque, come del resto tutte le altre, giuste o meno che fossero, che si sono verificate dalla notte dei tempi fino ai giorni odierni.
La triste e drammatica piaga della pedofilia, ne è un altro chiaro, seppure spiacevole e negativo esempio. Da una parte i pedofili riescono a nascondersi meglio per adescare poveri innocenti, ma dall'altra aumenta anche la possibilità della polizia postale di tracciarli, per poterli finalmente arrestare. La stessa cosa, al positivo, sarebbe per rivoluzionari in incognito. Da una parte sarebbe più facile comunicare, dall'altra la stessa informazione rilasciata durante la comunicazione, lascerebbe inevitabilmente traccia, nel suo transito, sia del suo contenuto che della localizzazione della fonte. Ecco quindi, che l'idea che la maggiore velocità di trasmissione del flusso di informazioni porti inevitabilmente ad una maggiore libertà è assolutamente illogico. Infatti dipende da chi poi avrà modo di gestire quella informazione.
Prendiamo ad esempio Facebook. Facebook è stato osannato, guarda caso proprio dal suo proprietario multimiliardario Zuckemberg, come strumento di pace e libertà tra i popoli, prendendo a pretesto la grossa funzione che hanno avuto questi mezzi nella rivoluzioni di primavera, quelle arabe, tra cui quella egiziana. Indubbio che i ribelli egiziani ne abbiano fatto uso. Ora la rivoluzione c'è stata, ma la stessa "rete" ha permesso al nuovo ordinamento che si è insediato, di localizzare i dissidenti e imprigionarli e chi è che ha permesso di capire al nuovo governo più antidemocratico del precedente chi imprigionare e chi no? La rete stessa, che fino a qualche giorno prima era stata ritenuta mezzo di liberazione. Inoltre ora, il nuovo governo potrà avere a disposizione una mappatura precisa di tutti i possibili oppositori e una maggiore facilità e velocità nel poter diffondere informazioni a proprio favore. Dov'è finito Zuckemberg e tutta la retorica della rete quale strumento di liberazione? Nel cocktail che lui si gusta in un'isola tropicale grazie a ogni singolo account "submittato" da chi gli ha creduto supponiamo.
Il flusso di dati personali digitale infatti, come le opinioni politiche, i gusti, la fede religiosa personale, se da una parte permettono di esprimere cosa vuoi, dall'altra permettono di dire a tutti "chi sei e dove sei". E una volta data, l'informazione è indelebile, pubblicata, se non nella rete, almeno nella memoria di tutti coloro che hanno avuto accesso alla tua info personale.
Curioso poi, vedere folle di persone preoccupate di vedersi controllati dal verichip, mentre poi loro, grazie alla "rete", hanno spontaneamente già consegnato la mappatura precisa, ultradettagliata della loro persona, alla "memoria collettiva globale della rete", fornendogli servizio di vera e propria autoschedatura .
Un altro esempio emblematico, anche se negativo, è quello del mafioso Provenzano e dei suoi famosi "pizzini". Mezzo rudimentale di comunicazione certo. Sicuramente lento, certamente. Ma allo stesso tempo quel mezzo di comunicazione rudimentale gli ha permesso di latitare e amministrare "cosa nostra" per anni, proprio perché, facendo uso di quel rudimentale mezzo di comunicazione, era divenuto praticamente impossibile da localizzare. In questo caso quindi, il flusso di informazioni più lento era un vantaggio, come potrebbe esserlo, se messa in positivo, per un dissidente rivoluzionario messo nelle stesse condizioni di latitanza da un governo totalitario. L'idea quindi che "la velocità" del mezzo di comunicazione fornisca maggiore libertà è pura baggianata, come pure che "la velocità" del mezzo di comunicazione fornisca maggiore schiavitù. E' semplicemente velocità, un mezzo tecnologicamente più evoluto e dipende da chi e da come lo si usa.
La tecnologia di auto che volano, favorirebbe la polizia nell'inseguimento dei ladri alla pari di quanto favorirebbe gli stessi ladri nello sfuggire alla polizia.
La tecnologia è un mezzo, dipende da chi e come la sia usa.
La "rete" il "web" è un mezzo, dipende da chi e come lo si usa.
L'intero database di Facebook infatti, nelle mani sbagliate, ipotizzando un catastrofico scenario fantageopolitico in cui la Cina prendesse il sopravvento sul resto del mondo imponendo un regime totalitario, costituirebbe per un dittatore il paese dei balocchi, con volontaria decennale operazione di autoschedatura di una gran parte della cittadinanza e dello spaccato dei rapporti individuali intercorsi, con il dettaglio di preferenze politiche, religiose etc...
Non demonizziamo affatto questi strumenti di comunicazione, ma nemmeno andiamo all'estremo opposto divinizzandoli come alcuni vanno facendo.
C'è capitato sotto il naso una delle affermazioni dei sostenitori di questa linea, che francamente fanno pensare ad una vera e propria dottrina religiosa che ha come idolo il "flusso di conoscenza" ed esordisce così: "L'uomo è Dio, è ovunque, chiunque e conosce ogni cosa."
Ora, noi non ci occupiamo di politica, ma se la politica comincia a parlare come una religione, una dottrina, con una propria escatologia ci riguarda eccome.
Si tratterebbe infatti di una dottrina che afferma che l'uomo, grazie ad internet e al suo flusso di conoscenza, diventerà Dio.....ops! Qui c'è uno che afferma che attraverso la conoscenza tu potrai diventare Dio... vi ricorda qualcuno? Non notate una "leggerissima somiglianza" con un "fattarello" narrato nella Genesi?
Ognuno mediti e si informi di conseguenza, almeno per avere una maggiore consapevolezza delle correnti dottrinali, e delle convinzioni di stampo religioso, che a volte si celano sotto le spoglie di semplici prese di posizione nell'ambito della fauna democratica. Questo non significa che alcune cose possano essere giuste, ma che, alla pari, molte altre potrebbero essere sbagliate ed è bene, soprattutto se di tipo spirituale, prenderle in considerazione.
Non esiste alcun miglioramento statistico dell'animo umano grazie ad uno strumento di comunicazione. Così come non lo sarà individualmente non potrà esserlo a maggior ragione collettivamente. Non ci risulta infatti che con l'avvento della comunicazione e dell'innovazione tecnologica si sia progressivamente progrediti verso un uomo "migliore". Anzi, dopo la rivoluzione industriale, con l'avvento delle macchine l'uomo ha comunque partorito due guerre mondiali, innumerevoli confitti locali, omicidi, soprusi, violenze di ogni tipo che, proporzionalmente alla divulgazione della rete, sono aumentati. Questo non significa che la rete ne sia l'artefice, ma nemmeno che la si possa riconoscere come liberatrice dell'uomo, dai suoi più biechi e infimi istinti.
E' aumentata la possibilità di fare operazione online. Ma anche di fare truffe online.
E' aumentata la possibilità di fare shopping online. Ma anche di vendersi i figli tramite Facebook .
E' aumentata la possibilità di fare flash-mob online, ma anche di darsi appuntamento tra gang armate di coltello e spranghe.
E' aumentata la possibilità di partecipare a discussioni. Ma anche, grazie ad essi, di essere schedati per sempre sulla posizione assunta riguardo questioni politico/religiose.
E come in una bilancia perfetta, a seconda delle intenzioni di chi ha accesso all'informazione, vediamo che la potenziale maggiore libertà è bilanciata dal maggior potenziale controllo.
Lasciamo stare le favole quindi e accettiamo nella nostra vita l'unico che può cambiare individualmente e collettivamente l'uomo, che è lo Spirito Santo, che grazie a Gesù, il Figlio di Dio Padre, può abitare in noi.
Ci viene da terminare ricordando un verso dell'apostolo Giovanni: "Figlioletti, guardatevi dagli idoli". (1Gv 5:21)
Meglio far finire l'idolo nella rete piuttosto che finire nella rete dell'idolo.
20 marzo 2013
Alessandro Lilli
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