Messaggio di Novembre del Pastore: IO SENTO

Io sento

in allegato PRIMIZIE di Novembre 2014 con gli appuntamenti della chiesa

Come di consueto presso i nostri locali di culto a Roma, si è tenuta la conferenza annuale della Chiesa Evangelica Internazionale, il cui tema è stato "Nella Libertà di Cristo".

L'assenza di predicatori stranieri o particolarmente conosciuti, è stata occasione per confermare a noi stessi, semmai ce ne fosse il bisogno, che quello che conta è il cuore e la chiamata di un servitore fedele e lo Spirito Santo in Lui. Il successo spirituale così come Dio lo intende, non dipende da quanto un predicatore sia conosciuto, da quanta gente richiami, da quanto la sala sia piena, da quanto il suo nome sia altisonante, ma da quanto il suo cuore sia puro, obbediente e dedicato e aggiungo chiamato al ministero da Dio. Il Signore ha fatto valere in questa conferenza uno dei suoi sommi principi:"non per forza ne per potenza, ma per il mio Spirito".

Non per un nome conosciuto o sconosciuto, ma per il Suo Spirito. 
Non per una sala piena o mezza vuota, ma per il Suo Spirito.
Non grandezza o mestizia, ma per il Suo Spirito.

E' il Suo Spirito che fa la differenza tra successo o insuccesso, mentre il resto è un semplice corollario, magari gradito, ma pur sempre un corollario.

L'accento sull'aspetto della chiamata al ministero, mi porta a ulteriori aggiunte. Molto difficilmente nella Scrittura, forse mai, troverete un qualche ministro, profeta, re partendo da Mosè e Giosuè, passando per Samuele, Davide, Geremia, e giungendo a Pietro, Giovanni, Paolo e Barnaba che abbiano coperto un tale ruolo perchè semplicemente questi "si sentivano di farlo da parte del Signore". O meglio: di certo lo sentivano, ma è altrettanto certo che a questo sentire era corrisposto un altro sentire: quello di Dio, che lo manifestò attraverso segni precisi, sogni profezie e visioni provate e accurate.

Il ruolo da ricoprire nel pasturare le anime è talmente gravoso dinanzi a Dio in termini di responsabilità che francamente faccio fatica a comprendere chi si lancia nel ministero solo perchè "lo sente" senza fermarsi un attimo a chiedere: "...eTu Signore, lo senti?". 
Nel mondo evangelico si è ormai instaurata la pessima abitudine di credere che il solo fatto di "sentire" un qualcosa, stia a significare che anche "Dio lo senta", come se noi non fossimo quel vivaio esposto continuamente alle ingannevoli pulsioni delle nostre ambizioni e dei nostri desideri nascosti, per soddisfare i quali magari, usiamo invano il nome di Dio e scusandoli come servizio a Lui. 
Quando Samuele si sentì chiamare da Dio, la prima cosa che fece fu accertarsi se non fosse Eli, finchè fu proprio Eli, la sua autorità spirituale a riconoscere la chiamata di Dio nella Sua vita.
1Samuele 3:8-9 Allora Eli comprese che l'Eterno chiamava il giovane. Perciò Eli disse a Samuele: «Va' a coricarti e, se ti chiamerà ancora, dirai: "Parla, o Eterno, perché il tuo servo ascolta".

Non dico che chi "senta" non senta da Dio, ma anzi che proprio perchè è Dio, Egli di certo gli confermerà quel sentire come fece con Samuele. D'altronde se Dio ha confermato a Giona che non voleva "sentire", quanto più confermerà ai Suoi servi che vogliono "sentire".

Questo semplice ma sacro approccio, che in fin dei conti è quel sano "timor di Dio" che si è perso, ci metterebbe al riparo da molti problemi nel Corpo di Cristo, perchè se sentiamo da Dio, bene, ma se "sentiamo" da noi stessi  e ci diciamo  chiamati da Dio senza esserlo, ci stiamo mettendo nella grave posizione dei profeti dei tempi di Geremia di cui Dio disse:
"...vi profetizzano falsamente nel mio nome; io non li ho mandati», dice l'Eterno" (Geremia 29:9)

Non dico che chi sente dal Signore non stia sentendo, ma considero cosa saggia il chiederne conferma a Dio, che certo gliela darà. Ve lo dico per esperienza personale. Recuperare la sacralità e l'importanza della chiamata di Dio nella nostra vita, elevarla a molto di più che semplice desiderio interiore, credo sia una delle urgenze più rilevanti del Corpo di Cristo, non solo in Italia, ma nel mondo intero, dato che a giudicare dai "frutti amari" di molti conduttori, viene da pensare che con troppa leggerezza ci si affidi a chi si dice "chiamato da Dio", senza che Dio, evidentemente, l'abbia chiamato.

Il mondo evangelico ormai è pieno di ministeri che si autopromuovono: chi come grande evangelista, chi come grande profeta, chi come grande pastore come se avessero un brevetto sulla giacca. Ma io conosco un Maestro che, pur ben avendone il diritto, non andava in giro ad autoproclamarsi Re, ma nulla rispondeva se non "tu l'hai detto", a chi gli chiedeva se lo fosse davvero.

Io conosco un Maestro che più che dire ai Suoi discepoli chi Lui fosse, chiedeva loro: "chi dice la gente che io sia?" per capire se Lo discernessero davvero.

Questo Maestro è Gesù, quando si trovò dinanzi ai suoi nemici e poi dinanzi ai suoi amici, cioè Pilato e i suoi discepoli. 
A Gesù non interessava veder riconosciuto il Suo ministero da fuori a dentro, dall'esterno all'interno, come attaccato e pubblicizzato sulle mura di Gerusalemme ma da dentro a fuori, dall'interno all'esterno, nel cuore dei suoi discepoli.

Sarebbe buona abitudine quindi, recuperare la sacralità della chiamata di Cristo al ministero, ed una volta avutala, comportarsi come Lui, come il Sommo dei chiamati fece, senza andare in giro tentando di promuoversi all'esterno con titoli altisonanti come grande evangelista, grande profeta, grande apostolo, grande adoratore... grande, grande, grande, cercando visibilità a destra e a manca! Perchè se il dono che Dio ti ha dato è davvero grande, come mai tu piccolo uomo ti affanni nel promuoverlo? Se il dono che è in te è grande, perchè questo grande dono ha bisogno di te per essere riconosciuto? Lascia che sia Dio ad elevarti così un giorno da rispondere "tu l'hai detto" o da domandare "chi pensate che io sia" perchè chiunque si innalza sarà abbassato, e chi si abbassa sarà innalzato" (Luca 14:11).

In questa conferenza i frutti sono stati buoni e lo Spirito Santo ha soffiato a esortazione e correzione, verso una santa radicalizzazione verso la Sua Parola per cominciare ad addestrarsi e a resistere alle pressioni del nemico, e questo riguarda tutti, ministri compresi. Di questo appello alla militanza, alla fedeltà e all'integrità e alla santificazione dell'individuo e della comunità ho trovato grande consolazione e coraggio. Sono grato a Dio, perchè ancora una volta è stato con noi perché "non per forza, ne per potenza, ma per il Suo Spirito".

Piuttosto che autopromuoverci, preghiamo e cerchiamo un cuore puro, il resto deve essere lasciato a Colui che innalza e abbassa.

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