in allegato PRIMIZIE di Giugno 2015 con gli appuntamenti della chiesa
Se mi si chiedesse su due piedi di dover scegliere una caratteristica da individuare nell'arco di un secondo, senza tema alcuna di dovermi ricredere o correggere subito dopo, che fosse la peculiarità principale e più evidente del mio ministero di tutti questi anni, prontamente risponderei "la Grazia di Dio".
Credo di poter dire, senza il rischio di apparire presuntuoso, che tale peculiarità sia così innegabile che il tentare di farlo, apparirebbe impresa improba anche al più agguerrito dei miei ipotetici nemici che, con strenua determinazione, dovesse mettersi in testa di cercare un qualche appiglio per farlo.
Tuttavia ultimamente sto assistendo ad una sempre più crescente contaminazione del messaggio della grazia che mi ricorda tanto un verso dell’Ecclesiaste.
Ecclesiaste 10:1 Le mosche morte fanno puzzare l'olio del profumiere: così un po' di follia guasta il pregio della sapienza e della gloria.
E quale è la mosca morta che può rovinare un profumo così glorioso, una sapienza così divina, come la rivelazione del messaggio della Grazia nella nostra vita? Ce lo dice l'apostolo Giacomo: la fede morta.
E cosa è una fede morta? Lo stesso apostolo ce lo esplica, ammonendoci, in perfetta linea con moltissime altre epistole paoline:
Giacomo 2:14-20 A che giova, fratelli miei, se uno dice di aver fede ma non ha opere? Può la fede salvarlo? Or, se un fratello o una sorella sono nudi e mancano del cibo quotidiano, e qualcuno di voi dice loro: «Andatevene in pace, scaldatevi e saziatevi», ma non date loro le cose di cui hanno bisogno per il corpo, a che giova? Così è pure della fede; se non ha le opere, per se stessa è morta. Ma qualcuno dirà: «Tu hai la fede, e io ho le opere»; mostrami la tua fede senza le tue opere e io ti mostrerò la mia fede con le mie opere. Tu credi che c'è un solo Dio. Fai bene; anche i demoni credono e tremano. Ma vuoi renderti conto, o insensato, che la fede senza le opere è morta?
Lo stesso insegnamento può esser tratto senza ombra di dubbio dalle parole di Gesù, circa i pericoli del "dire senza fare", e del "credere senza operare" come per esempio in Matteo 7:21 Non chiunque mi dice: "Signore, Signore", entrerà nel regno dei cieli; ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
L'apostolo Giacomo tuttavia, fermo il concetto di opera come conseguenza della fede e non il contrario, si riferiva ad una problematica pastorale relativa all'inerzia, cioè al lassismo di una fede inoperante, senza opere buone, senza frutti degni dell'immagine del Gesù Cristo che con la bocca si confessava e predicava.
Io invece, mi riferisco a qualcosa di ancor più grave al cui confronto la mosca del profumo di Giacomo apparirebbe al massimo un moscerino da vino.
Tale mosca guastatrice non è il non far bene, ma addirittura il fare male, nel nome di una fede e di una grazia che tutto permettono e tutto concedono, il che porta con se tutta una serie di conseguenze come indifferenza al peccato, mancanza di frutti, blocco spirituale, aridità del cuore, disinteresse per le cose di Dio… che prima o poi porteranno la nostra fede ad essere un lucignolo fumante pronto per essere spento al primo battito d'ala....di mosca.
Verifichiamo quindi il profumo di Dio in noi, dov’è buono preservandolo, dov'è guasto risanandolo, confermando o correggendo noi stessi secondo gli ingredienti odoriferi della Sua volontà, scartando tutto ciò che Le si oppone, riscoprendo se necessario, il valore di quell'obbedienza a Dio "che val meglio che sacrificio".
Efesini 5:1-3 Siate dunque imitatori di Dio, come figli carissimi, e camminate nell'amore, come anche Cristo ci ha amati e ha dato se stesso per noi, in offerta e sacrificio a Dio come un profumo di odore soave. Ma come si conviene ai santi, né fornicazione, né impurità alcuna, né avarizia siano neppure nominate fra di voi.
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