Venerdì 13

venerdì 13

Il titolo che rese famoso il film horror di Sean S. Cunningham nel 1980, ora può essere usato per il venerdì 13 novembre che la Francia ha vissuto. Mentre il primo dei due, per quanto disturbante, duri una novantina di minuti circa, del secondo terrorizzante ancora non si scorge la fine e soprattutto, purtroppo, non è un film. Se la fine di questo venerdì 13 non si vede, perché non interrogarsi sul suo inizio? D'accordo infatti sul perché non possa finire, ma chi  ha fatto iniziare questo film senza fine?

Come è possibile infatti che tsunami lontani siano arrivati a lambire e scavalcare le mura della nostra quotidianità che molti ritenevano sicure e invalicabili?

La sensazione è questa: stesso film, stesso autore, stesso sangue, stesse marce, stessi lumini, stesse roboanti dichiarazioni, stesse lacrime, ma poi, l'atroce sospetto, è che quel venerdì 13 sia inevitabilmente un film, destinato a ripetersi nelle nostre sale, in cui le vittime sacrificali saremo noi, colpevoli magari di bere un caffè al bar, di fare un giro al centro commerciale, con la consolazione di esser resi protagonisti del necrologio/memoriale di qualche notiziario non per un X ma per un Cross Factor: R.I.P.

Di nemici, la storia è piena. Il fatto che lascia perplessi è come mai di così dichiarati e conclamati ne siano arrivati a condizionare e generare morte nelle nostre strade. Secondo le nostre autorità, il nostro dovere consisterebbe nel continuare la vita di tutti i giorni come se niente fosse, tanto, prima o poi, altri "eclatanti eventi" si ripeteranno inesorabilmente. Niente da fare quindi. Non solo se paghi le tasse e la città è sporca, se sei un buon cittadino, te la pulisci da solo. Non solo se paghi le tasse e la città è piena di buche, se sei un buon cittadino te le ripari da solo. Ora se paghi le tasse, sempre che non ti ammazzino prima loro, rassegnati a vivere con l'idea che qualcuno con la maschera di Jason possa farlo dopo, mentre tu, da buon cittadino dovrai continuare nella vita di tutti i giorni "consumando" la tua bomba alla crema al bar come se niente fosse, sperando che sotto lo sgabello non ce ne sia un'altra pronta a consumare te. Quindi: "Vivi tranquillo, e muori sereno". Un dato di fatto. Se capita, capita. Pazienza. Potremmo essere uccisi da un nemico che, non si sa nè come nè perché un giorno esci ti casa e ti ammazza il figlio, la figlia, la madre o il padre o magari tutta la famiglia insieme. Insomma, "c'est la vie". Sarà, ma a me viene da dire "c'est la mort".

E sia, se deve essere. Se dobbiamo essere vittime sacrificali potrebbe anche andarmi bene, ma sapere sull'altare di quale dio debba potenzialmente rassegnarmi a finire semmai questo decidesse di eleggermi a sfortunato vincitore della sua macabra lotteria, credo mi si deva, come pure a tutte le potenziali vittime sacrificali in circolazione, tra l'altro in drastico aumento.

Chiariamo la natura della mia domanda: non sto chiedendo perchè il dio dei miei nemici voglia uccidermi, quello lo so già. Sto chiedendo a quale dio dei miei amici io debba  serenamente dispormi sull'altare sacrificale. I miei nemici dicono: "voglio ucciderti". Capisco. E' cosa vecchia. La cosa nuova è sentire i miei amici dire: "se vogliono ucciderti porta pazienza, Jason ce l'hai e te lo tieni". Ma io ho capito che "ce l'ho e me lo tengo", ma come me lo sono preso? Questa è la  domanda. E' la stessa che mi pongo per l'influenza. Perchè non dovrei pormela per Jason?

Così, nel chiedermi a quale dio dovrei essere candidato come vittima sacrificale del mondo moderno, post-moderno  o pre-apocalittico che sia, ho pensato che un dio, in quanto tale, è quello a cui in genere ci si rivolga dopo una tragedia o per chiedere direzione, oppure nel nome del quale si tengano riunioni o veglie.

Dunque la prima cosa che mi salta all'occhio , è un pianista che davanti ad un teatro intona "Imagine" di John Lennon. Alla fine di una tragedia nazionale questo inno sembra essere riproposto da tutti i più famosi, tra cui i Coldplay e gli U2. Così, capisco. Probabilmente quello è il dio al quale devo essere sacrificato, seppure, come spero, in termini ideologici e non fisici: il dio di John Lennon.

Se tutti infatti pregano lui, accendono lumi nel nome di quella canzone e del suo messaggio universale, quella deve essere la dottrina al cui martirio l'uomo moderno è votato.

E qual è questa dottrina? Un mondo senza religioni, senza confini, senza dio, senza nè paradiso nè inferno, dove tutti siamo uguali.

Il caro vecchio John tuttavia scriveva in piena rivoluzione studentesca e andava molto di moda l'idea che un mondo senza religioni sarebbe stato migliore del precedente. Era il periodo della guerra fredda e ancora, malgrado i documenti in circolazione fossero molti, la cultura pop non aveva ancora ricevuto, metabolizzato o accettato e chissà se davvero lo abbia mai fatto,che molti dei regimi totalitari ateistici avevano creato più ingiustizie e morti in un secolo di quanti se ne sarebbero sognati tutte le religioni del mondo in molti di più, e sembra che la loro conta  sia finita solo con il crollo di quegli stessi  regimi e non per chissà quale loro presa di coscienza.

L'evoluzione naturale di questo ragionamento quindi fu: "se le religioni non possono essere neutralizzate cancellandole, eguagliamole". Se nessuna religione conta, allora tutte contano alla stessa maniera, e se tutte contano alla stessa maniera, è come se non esistessero e quando nessuna di queste esisterà, l'obiettivo  dei defunti regimi ateistici sarà comunque raggiunto. Piaciuto il giro di giostra?

E se non fosse così? Ti immagini se esistesse davvero un inferno e un paradiso? E ti immagini se esistessero davvero un Dio "monoforme" legittimo e uno multiforme illegittimo? Ti immagini se esistessero differenze reali tra questi due la cui enunciazione ormai suonerebbe come una bestemmia nel tempio dei nipotini della beat generation? No, dico... ti immagini?

Bene. Non rispondo. Altrimenti che immagineremmo a fare? Tuttavia la domanda fondamentale era un'altra: a quale dio devo essere ideologicamente (e forse fisicamente) sacrificato? A quello che dice che tutte le religioni, nel bene e nel male sono ugualmente vere, perché tutti i loro dèi sarebbero ugualmente falsi quindi.

E se invece fosse  che un Dio vero l'occidente l'avesse conosciuto, e gettatoLo fuori dalla finestra, al Suo posto vi avesse edificato un costrutto umanista, il dio di John, comandando nel suo nome di abbassare incautamente le mura mettendo tutto e tutti sullo stesso piano, esponendoci alle divinità dei nostri nemici?

Insomma: e se a favorire questa situazione sia stato proprio il dio di John Lennon? Vi immaginate il dio che si prega essere coautore della sventura per cui lo preghi di liberarti? No, dico....ti immagini?

E se la soluzione invece risiedesse nel comprendere che esistano forze e principi spirituali superiori a noi tutti, un Dio che ti è amico e un altro dio che ti è nemico, e che rifiutato il primo tu non possa resistere al secondo?

No, dico... ti immagini?

Ma ovviamente è solo un sospetto. Figuriamoci. John per scrivere quella canzone, sicuramente quel suo dio che ha preso il posto di quello cristiano gettato dalla finestra, lo conosceva bene e ne era anche  profeta genuino, autentico e sincero.

C'è solo una domanda che mi sorge spontanea. Nella parte finale del testo c'è questa frase: "Imagine no possessions, I wonder if you can" che tradotto sta per: "immagina un mondo senza la proprietà, mi chiedo se ci riesci".

Ma questa frase  John, se l'era immaginata  pure per la proprietà sui diritti d'autore del brano "Imagine"?
Preso atto che Joko Ono probabilmente risponderebbe echeggiando "oh no, oh no" non è che per caso il primo dei profeti di cui dobbiamo preoccuparci sia quello dei nostri amici, piuttosto che quello dei nostri nemici?

Ma che scherzi? Non bestemmiare! "Imagine" è grande e John è il suo profeta.

Ah scusa, mi sono lasciato un attimo prendere la mano. Però...ti immagini?

 

 

Alessandro Lillli
17 novembre 2015