In Atti 26:22-25 il governatore Festo, quando sente parlare Paolo di risurrezione afferma che il troppo sapere gli ha dato alla testa! Ma Paolo risponde: “Io non farnetico, eccellentissimo Festo, ma proferisco parole di verità e di buon senno”. Tutto quello che Gesù ha detto ed ha fatto era in conformità alle profezie dell’Antico Testamento ed era vero!
Il Vangelo ci fa assistere a una delle tante apparizioni del Risorto. I discepoli di Emmaus sono appena arrivati trafelati a Gerusalemme e stanno raccontando quello che è capitato loro lungo la via, quando Gesù in persona compare in mezzo a loro dicendo “Pace e voi!”. Dapprima, spavento, come se vedessero un fantasma, poi stupore, incredulità e infine gioia. Anzi incredulità e gioia insieme: “Per la grande gioia ancora non credevano ed erano stupefatti”.
La loro è una incredulità tutta speciale. È l’atteggiamento di chi crede già (se no, non ci sarebbe gioia), ma non sa capacitarsi. Come chi dice: troppo bello per essere vero! La possiamo chiamare, con un paradosso, una fede incredula. Per convincerli, Gesù chiede loro qualcosa da mangiare, perché non c’è nulla come il mangiare qualcosa insieme che rassicuri e crei comunione!
Tutto questo ci dice qualcosa di importante sulla risurrezione. Essa non è solo un grande miracolo, un argomento o una prova, a favore della verità di Cristo. È di più. È un mondo nuovo nel quale si entra con la fede accompagnata da stupore e gioia. La risurrezione di Cristo è la “nuova creazione”. Non si tratta solo di credere che Gesù è risorto; si tratta di conoscere e sperimentare “la potenza della Sua risurrezione” (Filippesi 3,10).
Pastore Rosanna Lilli
01 aprile 2016
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