Dickens nel 1843 scrisse un racconto ormai famosissimo: A Christmas Carol. La storia narra di un avido signore, zeppo di soldi, tal Ebenezer Scrooge, che elevato ad emblema dell'egoismo privo di qualsiasi sensibilità e compassioni umane, arriva ad odiare il Natale da lui considerato il patetico pretesto per una "pausa lavoro": una sentimentale e universale perdita di tempo senza alcun ritorno in termini di profitto.
Il racconto vorrebbe essere la parabola del cinismo e dell'aridità dell'uomo, nel momento in cui abbandona i valori veri della vita, rappresentati, evidentemente, dal Natale che Ebenezer Scrooge ha dimenticato.
Ma il Natale di Dickens ha una strana caratteristica. Non è il natale di nessuno, perché nel Natale di Dickens non si celebra la nascita di nessuno. E se un natale non celebra una nascita, che Natale è? Il Natale di Dickens glissa volontariamente e spudoratamente, sulla ragione per cui il Natale è stato istituito in tutto il mondo occidentale: la celebrazione della nascita di Gesù. Certo qui sono costretto, a causa delle fisime di alcuni, a precisare che sappiamo benissimo che il 25 dicembre non sia la vera data della nascita di Gesù ma quella convenzionale. Sappiamo pure che tale data una volta fosse riservata alle festività pagane. Appunto: "una volta". Se oggi anche solo simbolicamente si celebra la nascita del Salvatore, come rimembranza, non capisco cosa c'entri la festività pagana di "una volta".
Sarebbe come disertare il compleanno di un tuo amico il 20 aprile, perché "una volta" Hitler in quel giorno, celebrava il suo compleanno. Ti immagini? Magari fosse una scusa valida. Così potrei disertare qualunque compleanno a cui, indesideratamente invitato, assocerei la data di un evento triste come quella del “world free meat day”, giorno in cui i vegetariani incitano all'astensione dalla carne. Tipo: fai il compleanno il 13 giugno? Mi spiace amico, non posso venire perché in quel giorno a casa di mia suocera lasciai la cotoletta panata. Inoltre, il mio amico saprebbe che avrei mentito.
Stessa cosa per il solito pappone della festa natalizia "consumistica". Chi vuole celebrare il Natale, estromettendone da esso il motivo primo per cui è stato istituito - la celebrazione della nascita di Cristo - sognandone al Suo posto i re magi guidati dall'app dello smartphone per parcheggiare il cammello, il problema è suo e non della cristianità che, a mio avviso, deve continuare a salutare con estremo favore la memoria della nascita di Gesù sulla terra.
Ma Dickens non fa così. E crea un Natale tutto "occidentale", ideologicamente parlando, che vede sì tale data come occasione di redenzione della vita arida e vuota di Scrooge, ma senza bisogno della nascita di un redentore, o meglio, "del" Redentore. La redenzione di Ebenezer Scrooge è affidata tutta ad una autoredenzione umana, che grazie ad una rielaborazione della propria vita, trova nel passato il trauma originario da rimuovere così da rinascere spiritualmente e moralmente a nuova vita. Concetti analoghi poi saranno tanto cari a Freud e alle cosiddette scienze sociali o umane, come la psicologia e la sociologia, che ne tradiscono più l'origine ideologico-filosofica, propria di elìte letterali umanistiche che di scienze empiriche come quelle mediche.
Noi non celebriamo quel Natale senza Cristo di Dickens, quei valori cristiani senza Cristo, così come non legittimiamo alcun sistema ingegneristico sociale per l'edificazione della Chiesa, nè alcun sistema meccanicistico redentivo per la felicità dell'individuo che non riconosca Cristo, come sufficiente ed esclusivo fondamento. Gli altri tipi di cristianesimo, sono un natale senza Cristo, come il Natale di Dickens che, in forme spesso abilmente sublimate, pongono altri fondamenti alla costruzione della Chiesa e alla redenzione spirituale dell'individuo.
Di cuore quindi auguro a tutti un buon Natale (quello vero e non quello di Scrooge), a ricordo della nascita di Gesù, grazie alla quale duemila anni dopo ogni credente può ancora dire: "Grazie Gesù per essere venuto su questa terra a salvare la mia vita".
Buon Natale a tutti!
02 dicembre 2016
Pastore Alessandro Lilli
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