Non finirò mai di stupirmi abbastanza di come si riesca a distorcere un brano del vangelo fino a stravolgerlo completamente piegandolo alle proprie esigenze o gusti personali. Così è da anni, per il concetto dell'unità dei cristiani.
Appelli da ogni dove giungono nel nome dell'unità che Gesù desidererebbe per la Sua Chiesa, nel nome della quale soprassedere su differenze dottrinali di ordine fondamentale. Proprio ieri sera mi è capitato di ascoltare in televisione la seguente affermazione di una signora che si definisce “cristiana”: "le questioni dottrinali sono chiacchiere, mentre ciò che conta è l'amore". La conduttrice poi aggiustava il tiro con: "la dottrina certo serve, ma dopo". Un optional, giusto un arricchimento a buon bisogno trascurabile.
Ecco. Questo è un tipico caso che insegna come edificare l'unità dei cristiani, contro l'insegnamento sull'unità di Cristo. In Giovanni capitolo 17, nella famosa preghiera sacerdotale, Gesù al verso 21 afferma la frase, ormai citata a mo’ di massima: "affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te". Nel nome di questa frase, estrapolata dal contesto e usata come uno slogan, si pratica e si predica tutto il contrario di ciò che Gesù disse. Si fa credere infatti che Gesù abbia comandato l'unità dei cristiani, a costo di soprassedere sull’osservanza della giusta dottrina, quella che viene chiamata "Parola di Dio".
Insomma non bisognerebbe badare, secondo tali conduttori di reti televisive o "reti ecclesiastiche" di altro tipo che siano, di considerare la dottrina come parte essenziale e imprescindibile dell'identificarsi con l'altro. Se la dottrina infatti divide ma l'amore unisce, diciamocela alla romanesca: "Ma che c'emporta daa dottrina?" Peccato, anzi, santa cosa è il fatto che Gesù abbia posto proprio la Sua Parola, quindi la Sua dottrina, come elemento costituivo dell'unità dei cristiani. Infatti è scritto poco prima, non in romanesco ma nel greco dei padri della Chiesa:
"Santificali nella tua verità; la tua parola è verità. Come tu hai mandato me nel mondo, così ho mandato loro nel mondo. E per loro santifico me stesso, affinché essi pure siano santificati in verità. Or io non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me per mezzo della loro parola, affinché siano tutti uno, come tu, o Padre, sei in me e io in te; siano anch'essi uno in noi, affinché il mondo creda che tu mi hai mandato."
Pretendere di dar vita all'unità di Cristo senza la Sua Parola come mezzo essenziale e fondamentale per realizzarla, è come costruire un castello con la sabbia malgrado Gesù abbia comandato di edificare con pietre… "perchè con la pietra è più difficile ma con la sabbia si unisce di più".
E’ vero, se usi delle pietre forse sbaglierai qualcosa ma se usi la sabbia di certo sbagli tutto. A costruzione ultimata, il castello di sabbia avrà solo la forma dell'edificio di Gesù, ma non la Sua sostanza che è Pietra, come Lui è, e come noi - pietre viventi - dovremmo essere.
Ecco perché "c'emporta".
Sarà, ma a me suona come funesta profezia e presagio moderno proprio ciò che si dissero i costruttori della torre di Babele:
E si dissero l'un l'altro: «Orsù, facciamo dei mattoni e cuociamoli col fuoco!». E usarono mattoni invece di pietre e bitume invece di malta (Genesi 11:3).
Così Gesù ha certamente chiesto di essere uniti, ma per mezzo della Sua Parola, indicando quindi, non solo la forma dell'edificio ma la materia prima per edificarlo. Non solo disposizione di elementi, ma la natura di quegli elementi. Non solo un edificio. Ma la natura di quell'edificio. E quella natura è la Sua Parola: un edificio costruito con la Sua Parola. Se vuoi costruire l'Unità di Cristo come Cristo comanda in Giovanni 17 come potrai farlo rinunciando alla Sua Parola? Senza la Parola di Dio, senza la verità di Dio, non potrai essere santificato né, di conseguenza, unito: leggere per credere.
Certo, senza la Parola di Dio otterrai certamente un'unità, magari più grande e appariscente, ma senza la sostanza di Cristo, la Pietra Angolare, al posto della quale campeggerà un edificio di sabbia, che è la polvere della terra, l’umanità.
Così scopro una verità: certo, la Parola di Dio sarà un ostacolo all'unità dell'uomo ma certo, la parola dell'uomo sarà un ostacolo all'unità di Dio.
A quale architetto vogliamo affidarci? Seguiremo le indicazioni di quello terrestre attenendoci alla sua parola, o quello Celeste attenendoci alla Sua? Questo Architetto celeste è quello che noi ascolteremo.
08 marzo 2017
pastore Alessandro Lilli
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