Recentemente mi è capitato di vedere un documentario su una tragedia verificatasi nel 1993 a Waco (Texas), nell'ambito del culto settario dei così chiamati "davidiani", seguaci di un certo David Koresh, autoproclamatosi messia e agnello di Dio capace di sciogliere i sette sigilli dell'Apocalisse.
Tale falso messia aveva dato vita ad una vera e propria comune che inizialmente viveva in una specie di ranch, trasformato poi via via in una fortezza zeppa di armi automatiche e bombe a mano, proprie di una vera e propria truppa di assalto. Lo Stato del Texas intervenne in proposito assediando il ranch per ben cinquantuno giorni, finché decise l'intervento armato. La "fortezza" prese fuoco e nel rogo morirono carbonizzati 75 davidiani, tra cui 25 bambini, e diversi agenti federali.
La versione dei fatti è molto controversa e molti imputarono l'immane tragedia alla mala gestio delle forze governative.
Al di là delle responsabilità penali è però cosa certa che questo David Koresh avesse promesso l'intervento di Dio il Quale, miracolosamente, davanti a tutto il mondo, li avrebbe liberati da quel pesante assedio. I fatti dimostrano che, a prescindere dalle responsabilità penali davanti al governo, Dio non intervenne affatto, e questo sarebbe dovuto bastare ai superstiti per dimostrare loro quanto avevano fatto male a confidare in un Messia che non era il Cristo di duemila anni fa, e in mura che non erano la Gerusalemme di Dio ma il ranch di Waco. E invece, alcuni tra i superstiti davidiani, scampati in qualche maniera alla carneficina, ancora oggi si ostinano a credere in quel David Koresh malgrado abbia causato la morte delle persone loro più care, come i loro stessi figli.
Come si può arrivare ad una tale ostinazione da non voler ammettere l’errore pur avendolo pagato a prezzo della vita del proprio figlio?
La memoria non è potuta che andare al più famoso - storicamente parlando - assedio di Tito a Gerusalemme. Anche lì dentro morirono in un incendio tante persone, ma per dei motivi opposti, e cioè per non aver creduto all'unico vero Messia che aveva loro profetizzato non solo quell'evento, ma anche come scamparne.
Luca 21:20-23 «Ora, quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate che allora la sua desolazione è vicina. Allora, coloro che sono nella Giudea fuggano sui monti; e coloro che sono in città se ne allontanino; e coloro che sono nei campi non entrino in essa. Poiché questi sono giorni di vendetta, affinché tutte le cose che sono scritte siano adempiute. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni, perché vi sarà grande avversità nel paese e ira su questo popolo.
E avvenne che in quel luogo, malgrado Tito non desiderasse affatto distruggere il Tempio, uno storico ebreo di nome Giuseppe Flavio parla di come, in maniera sovrannaturale, questo fu causato contro la volontà di tutti, sia ebrei che romani. Giuseppe Flavio scriveva infatti che Tito ben volentieri avrebbe preferito perdere la vita di molti dei suoi legionari romani piuttosto che veder distrutto il Tempio di Gerusalemme.
Così scrive al riguardo l'antico storico ebreo Flavio Giuseppe nella sua opera "la Guerra Giudaica":
Le fiamme ebbero inizio e furono causate ad opera dei giudei; infatti, ritiratosi Tito, i ribelli dopo un breve riposo si scagliarono di nuovo contro i romani e infuriò uno scontro fra i difensori del santuario e i soldati intenti a spegnere il fuoco nel piazzale interno. Costoro, volti in fuga i giudei, li inseguirono fino al tempio, e fu allora che un soldato senza aspettare l'ordine e senza provare alcun timore nel compiere un atto così terribile, spinto da una forza sovrannaturale afferrò un tizzone ardente e, fattosi sollevare da un commilitone, lo scagliò dentro attraverso una finestra dorata che dava sulle stanze adiacenti al tempio sul lato settentrionale. [Libro VI:251]
Successivamente, studiando la cronaca ad opera di questo storico, si ravvisa di come sia gli ebrei che l'imperatore romano fecero di tutto per spegnere le fiamme e che nessuna della parti desiderava distruggerlo: eppure così accadde, come profetizzato da Gesù.
Così oggi, come molti davidiani continuano a credere nel loro ranch, dove il loro falso messia li ha fatti perire nel fuoco, altri continuano a confidare nella città di Gerusalemme, dove il vero Messia li avrebbe voluti salvare dal fuoco.
Ma non possono tornare indietro. Questo perché - diceva il profeta Samuele al re Saul - l'ostinazione è come l'idolatria: può portarti verso punti di non ritorno spirituali dai quali Dio ci scampi sempre dal compiere anche un solo passo in quella direzione.
2Pietro 2:1 Or vi furono anche dei falsi profeti fra il popolo, come pure vi saranno fra voi dei falsi dottori che introdurranno di nascosto eresie di perdizione e, rinnegando il Padrone che li ha comprati, si attireranno addosso una fulminea distruzione.
5 aprile 2018
Pastore Alessandro Lilli
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