Più leggo il Salmo 73 più mi sorprendo di quei contenuti che, pur provenienti da epoche remote, riecheggino intrisi di quella critica moderna che i cosiddetti "laici ", trionfanti, tanto si illudono di aver creato nel '700 contro il Dio della Bibbia, grazie alla "forza della ragione".
Per stessa ammissione dell’autore del Salmo, che in questo caso è Asaf e non Re Davide, esprimendosi in versi, dice che per poco non scivolava in luoghi sdrucciolevoli. Quali? Quelli dei luoghi comuni oggi più diffusi a sostenere l'inesistenza, l'inefficacia di Dio e delle Sue leggi a contrastare l'ingiustizia ed il dolore nel mondo.
L'autore arriva quasi ad invidiare chi, non credendo in Dio, commette il male e l'ingiustizia impunemente. Ne invidia persino la popolarità tra le masse, grazie alla predicazione di un Dio inesistente: "Perciò la loro gente si volge da quella parte e beve copiosamente alle loro acque, e dice: «Come è possibile che DIO sappia ogni cosa e che vi sia conoscenza nell'Altissimo?». Ecco, costoro sono empi, eppure essi sono sempre tranquilli ed accrescono le loro ricchezze. Invano dunque ho purificato il mio cuore e ho lavato le mie mani nell'innocenza." (vv. 10-13)
Ma il salmista si accorge esser quasi scivolato, inciampato nel burrone di un'incredulità senza ritorno. E così corre ai ripari, o meglio, al Suo riparo:
"Finché sono entrato nel santuario di DIO e ho considerato la fine di costoro". (v.17)
E in quel santuario Asaf trova rifugio e vede cose che prima, a pochi metri di distanza, non vedeva:
"Ma quanto a me, il mio bene è di accostarmi a DIO; io ho fatto del Signore, dell'Eterno, il mio rifugio, per raccontare tutte le opere Tue". (v.28)
Accostandosi a Dio, Asaf riscopre quelle Opere di Dio che come per un maleficio dell'anima per un istante non riusciva più a vedere pur essendo sempre state davanti a lui.
È recente la tragedia di diversi alpinisti morti a causa di una tormenta di neve tecnicamente chiamata Whiteout. Si tratta di un fenomeno atmosferico che si verifica ad alte quote, in maniera piuttosto improvvisa, in cui un forte vento gelido e una fitta neve creano una vera e propria barriera per il corpo, che sempre più si intorpidisce, e per gli occhi, che ad un metro non riescono più a scorgere nulla se non quell'impenetrabile coltre bianca e gelida, da cui il termine Witheout, che letteralmente significa "bianco-fuori". Reinhold Messner, il leggendario alpinista si è espresso così al riguardo:
"In quelle condizioni - spiega - se metti una mano sul viso la vedi, ma i piedi no. Basta essere a 100 metri da un rifugio ed è impossibile trovarlo".
Così è per noi. Un attimo ci sentiamo nel pieno della contemplazione di Dio, esposti al calore della Sua Presenza, ma ad un tratto anche lì, inaspettatamente una tempesta improvvisa ci raggiunge, intorpidendo il nostro spirito e offuscando i nostri occhi. Ci sentiamo confusi, colpiti a tradimento, forse disperati. Eppure il rifugio di Dio è a pochi metri. Lo sappiamo, perché poco fa lo vedevamo, ma ora, è come se fosse a milioni di anni luce. Che faremo?
Così come fece e disse Asaf, così faremo e diremo noi.
"...Tu mi hai preso per la mano destra. Tu mi guiderai col Tuo consiglio e poi mi porterai nella gloria". (vv.23-24)
Tenderemo la nostra mano, ecco cosa faremo. E Lui ce la prenderà e ci porterà lì, al caldo, nel Suo Santuario, fuori dal bianco ...dove il bianco è dentro. E' lì che scopriamo che il Dio che avevamo perso di vista per un istante era stato sempre accanto a noi.
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3 maggio 2018
pastore Alessandro Lilli
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