Il brano di seguito riportato è ripreso e tradotto da un libro di John Ortberg, intitolato “The Life You’ve Always Wanted”. Fa riflettere su un aspetto della preghiera che è sempre bene ricordare: l’insistenza. Non sempre le preghiere vengono esaudite nell’immediato, ma la cosa veramente importante è continuare a credere, continuare ad avere fede come ricorda Gesù nella parabola del giudice iniquo (Luca 18:1-8).
Spero dunque che questo articolo possa essere di stimolo a tutti quelli che, per un motivo o per un altro, hanno perso la speranza. DIO OPERA!
Una delle storie che preferisco riguardo la preghiera d’intercessione è raccontata da Tony Campolo.
Proprio prima che predicasse in un servizio nella cappella di un college pentecostale fu tenuto un incontro di preghiera per lui. Otto uomini condussero Tony in una stanza nel retro della cappella, lo fecero inginocchiare, imposero le loro mani sul suo capo, e cominciarono a pregare.
Era una cosa positiva - scrive Tony - se non fosse che pregarono a lungo, e più pregavano, più si stancavano, e più si stancavano, più si appoggiavano sulla sua testa!!
“Vi assicuro che quando otto uomini si appoggiano sulla tua testa, non ci si sente poi così bene!”.
A rendere le cose peggiori, era uno di quegli uomini che non stava affatto pregando per Tony; continuava a pregare per qualcuno chiamato Charlie Stoltzfus.
Diceva così: “Caro Signore, tu conosci Charlie Stoltzfus. Vive nel camper argentato che sta ad un miglio dalla strada. Sai, Signore, quel camper che si trova proprio sul lato destro della strada”
(Tony avrebbe voluto informare l’intercessore che non era necessario fornire a Dio istruzioni stradali!)
“Signore, Charlie mi ha detto stamattina che ha intenzione di lasciare sua moglie e tre bambini. Intervieni e fa qualcosa, Dio. Riporta quella famiglia insieme”.
Tony scrive che alla fine riuscì a liberare la sua testa dalle mani dei predicatori pentecostali, portò la sua predicazione e si mise in macchina per tornare a casa.
Mentre guidava sull’autostrada verso la Pennsylvania, notò un autostoppista. Da qui lascerò raccontare a lui:
Guidammo per un po’ di minuti e io dissi: “Salve, il mio nome è Tony Campolo. Qual è il tuo?”
Egli disse:”Il mio nome è Charlie Stoltzfus”. Non riuscivo a crederci!
All’uscita successiva uscii dall’autostrada e tornai indietro. Charlie cominciò a sentirsi un po’ a disagio e dopo qualche minuto disse: “Ehi signore, dove mi sta portando?”
Io risposi,”Ti sto portando a casa”.
Lui spalancò gli occhi e chiese: “Perché?”
Io gli dissi, “Perché hai appena lasciato tua moglie e tre bambini, giusto?”.
Questo lo spiazzò. “Sì, sì, è vero”.
Con un espressione di shock stampata sul viso, si schiacciò contro lo sportello della macchina e non mi levò più gli occhi di dosso.
Poi quando guidai dritto verso il suo camper argentato lo sconvolsi davvero. Quando mi fermai, sembrava quasi che i suoi occhi si stessero gonfiando mentre mi chiedeva, “Come sapeva che vivevo qui?”
Io risposi, “Me l’ha detto Dio”.
Quando aprì la porta del camper sua moglie esclamò, “Sei tornato! Sei tornato!”.
Lui cominciò a sussurrarle qualcosa nell’orecchio e più parlava, più gli occhi di lei si facevano grandi.
Poi, con vera autorità, dissi: ”Ehi voi due, sedetevi. Ho intenzione di parlarvi e dovete ascoltarmi!”
Ragazzi, se ascoltarono! ...Quel pomeriggio condussi quelle due giovani persone a Gesù Cristo.
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