Un moderno tormentone dei genitori è quello che stabilisce la necessità di impegnare al massimo ogni momento libero dei figli.
Nella nostra società urbana ci troviamo di fronte a due situazioni tipo:
la prima che risponde all’esigenza di “sistemare” il meglio possibile i bimbi, finché mamma e papà non tornano dal lavoro;
la seconda è che per non essere inferiori a nessuno, le mamme casalinghe trasportano i loro pargoletti da un impegno all’altro, esaurendo le proprie energie e naturalmente quelle dei loro bambini.
Quindi si rincorre il tempo per riuscire a far fare ai bambini tutto ciò che ci viene proposto dalle tendenze formative di “massa”. Dico di massa perché la maggior parte degli educatori e specialisti nel campo dell’infanzia sono contrari a sovraccaricare i bambini di impegni.
I bambini non hanno più il tempo di annoiarsi! È vero che fino a qualche tempo fa i bambini erano più numerosi nelle case e quindi tra fratelli si potevano inventare dei giochi di società ma ora che i figli unici sono in tanti, non è detto che debbano stare necessariamente in compagnia per essere felici!
Il tempo della socializzazione è largamente esaurito nelle ore scolastiche e se poi vogliamo impegnare il tempo di qualche pomeriggio nell’attività sportiva, sarà sicuramente salutare per il fisico del nostro bambino... ma il tempo di fantasticare, di riflettere sulle esperienze che vive, di costruire le sue riflessioni e i suoi ragionamenti, questo tempo, quando ce l’ha??
Un’esperta nel campo dell’infanzia scrive: “...oggi il rischio più frequente, soprattutto per un bambino che vive in città, è di essere sovrastimolato, spinto a seguire percorsi che non sempre corrispondono ai suoi reali bisogni o desideri...” (1).
Tuttavia la tentazione è forte, non vorremmo mai rimpiangere di non aver fatto il possibile per il nostro bambino, soprattutto per non farlo sentire inferiore agli altri, oppure siamo tentati di ubbidire ad una inconscia volontà di vedere realizzato un nostro sogno agonistico realizzato dal nostro bimbo.
Mettiamo a rischio così la tranquillità del nostro piccolo.
Un famoso scrittore pedagogista dice: “...Il genitore deve resistere all’impulso di cercare di costruire il figlio che lui vorrebbe avere, e aiutarlo invece a sviluppare appieno, secondo i suoi ritmi, le sue potenzialità, a diventare quello che lui vuole essere, in armonia con al sua dotazione naturale e come risultante della sua individualissima storia” (2).
La Parola di Dio ci viene sempre in aiuto quando vogliamo trovare equilibrio nel nostro agire quotidiano. Ci dà delle indicazioni per l’educazione, ci presenta degli esempi da seguire: primo fra tutti la figura del Padre che nei nostri confronti non è mai pretenzioso ed ossessivo ma pronto all’ascolto e disponibile alle nostre esigenze. Ci dà dei consigli per spendere bene il nostro tempo e quello dei nostri figli, nel libro dell’Ecclesiaste è scritto: Per tutto v'è il suo tempo, ...(3)
C’è un tempo per ogni cosa, per fermarci a riflettere su come investiamo il nostro tempo e come impegnamo il tempo dei nostri figli. C’è un tempo giusto, quello che investiamo spendendolo insieme a loro, in loro compagnia, questo è il tempo della benedizione.
(2) Dott. Bruno Bettelheim, Un genitore quasi perfetto – Feltrinelli.
(3) Ecclesiaste 3:1-11
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