Il bullismo è un fenomeno sommerso, eppure incredibilmente diffuso. È una forma di oppressione estrema, in cui la vittima sperimenta, per opera di un prevaricatore, una condizione di profonda sofferenza, di grave svalutazione della propria identità e di crudele emarginazione dal gruppo.
Il termine “bullismo” è la traduzione letterale dell’inglese “bullyng”, ma viene usato anche “mobbing” per riferirsi al bullismo. Esso si riferisce ad un gruppo di persone implicate in azioni di molestie e prevaricazione. Il bullismo, che si esprime sempre attraverso l’aggressività, può essere attuato sia da un singola persona, sia da un gruppo di persone ai danni di un altro.
Una persona è oggetto di azioni di bullismo quando è prevaricata o vittimizzata, quando viene esposta ripetutamente ad azioni offensive messe in atto da parte di un singolo o di un gruppo di persone. (1)
Focalizzando l’attenzione sul comportamento prepotente, la condotta bullistica si configura come una modalità di aggressione. (2)
Vi sono due modalità di bullismo:
Diretto, in cui gli attacchi sono di tipo fisico o verbale nei confronti della vittima.
Indiretto, in cui le prevaricazioni sono realizzate attraverso l’esclusione sociale o l’isolamento dal gruppo. È un tipo di bullismo psicologico messo in atto attraverso la diffusione di racconti falsi sul conto di qualcuno e la manipolazione delle reti amicali e di gruppo al fine di ottenere l’esclusione sociale della vittima.
Solitamente il bullismo indiretto è maggiormente attuato dalle donne, mentre quello diretto dagli uomini. Le donne adottano modalità di molestia più sottili e indirette, come calunniare o fare maldicenza, isolare una ragazza dal gruppo o dalla sua migliore amica. (3)
Nel contesto italiano le prepotenze tra bambini, in termini di comportamenti violenti e di aggressioni subite, risultano riguardare percentuali anche superiori al 40% degli alunni di scuola primaria (elementari), e al 30% degli studenti di scuola secondaria di primo grado (medie).
Oltre ad essere ampiamente diffuso negli anni dell’infanzia e della pre-adolescenza, il bullismo rappresenta un fenomeno complesso che riguarda sempre due poli: il bullo e la vittima. In questa prospettiva il bullismo non è riducibile al solo comportamento disadattato del bambino o ragazzo che si rende autore di prepotenze, ma si configura come una relazione di abuso sistematico di potere. Il bullismo si contraddistingue da alcune caratteristiche:
1. L’intenzionalità delle prepotenze, che rappresentano attacchi voluti e mirati a infliggere un danno fisico o psicologico alla vittima prevaricata. (4)
2. La ripetitività delle prevaricazioni producono una cristallizzazione dei ruoli di bullo e vittima.
3. Lo squilibrio di potere, psicologico, fisico o sociale che esiste tra il prevaricatore e la vittima.
Il bullo infatti individua la vittima, che solitamente è debole, insicura, ansiosa, avente scarsa autostima di se, incapace di reagire. Spesso le vittime si considerano fallite, si sentono stupide, timide e poco attraenti. Al contrario del bullo, spavaldo, sicuro di se, con un forte bisogno di dominare gli altri e di popolarità.
Tuttavia, anche in contesti differenti da quelli rappresentati dalla scuola, si può rimanere vittime di bullismo, ad esempio attraverso un complotto, un’esclusione o una prevaricazione, pur non presentando caratteristiche tipiche della vittima e non necessariamente subendo un tipo di attacco diretto e aggressivo messo in atto in maniera plateale. Ma quello che a volte si sperimenta è un tipo di bullismo o di mobbing di tipo indiretto, psicologico teso all’emarginazione o all’isolamento, all’esclusione che spesso si rileva in ambienti di lavoro tra colleghi o tra amici, e a volte perfino tra frequentatori della stessa chiesa. (Anche S. Paolo ne fece menzione quando scrisse alla comunità di Corinto, parlando di sottogruppi o fazioni, i quali creavano divisioni nella chiesa e che praticavano essi stessi una forma di bullismo) (1 Corinzi 1:10-13).
Il bullismo indiretto è teso alla discriminazione, alla calunnia, al sospetto. È subdolo, spesso viene messo in atto per invidia, per gelosia o per emergere. Crea turbamento, rancori, divisioni e, come abbiamo detto, la svalutazione della propria identità.
Cosa fare?
In ambito scolastico ci sono già programmi volti alla presa di coscienza del fenomeno da parte degli insegnanti e delle famiglie che vedono coinvolti i loro figli. I principali obiettivi di questi programmi sono: la riduzione fino all’estinzione del fenomeno bullismo all’interno e all’esterno della scuola. La prevenzione all’insorgere del problema. Il coinvolgimento degli adulti per cambiare la situazione; in questo caso l’obiettivo fondamentale è cambiare il comportamento sia degli studenti identificati come vittime, sia di quelli identificati come bulli. (5)
In altri ambiti, la tendenza a comportamenti di prevaricazione sono dovuti sia a fattori di tipo contestuale che a disposizioni di tipo individuali. In questi casi è importante intervenire sia sul clima che sulle norme e i valori presenti nel contesto dove accadono episodi di bullismo indiretto. Azioni a livello del gruppo, mirate ad influire sulle dinamiche di gruppo e azioni allo scopo di favorire tra adulti la diffusione di un condiviso ethos anti-bullismo. (6)
Pastore Sandro Gianneramo
Fonti bibliografiche
(1) Olweus D. Bullismo a scuola – Giunti Editore Firenze 2007 pp.11,12,
(2) Camaioni L. Di Blasio P. Psicologia dello sviluppo – Edizioni il Mulino 2007 Bologna p.197
(3) Olweus D. 2007 p. 22
(4) Camaioni L. Di Blasio P. 2007 p.197
(5) Olweus D. 2007 pp. 69, 70, 71, 72
(6) Camaioni L. Di Blasio P. 2007 pp.199, 200
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