Sara, moglie di Abrahamo

Abrahamo e Sara

Eccoci a riflettere su un’altro profilo biblico dell’universo femminile: Sara, moglie di Abrahamo.

Riferimenti biblici
Genesi 11:29-31; 12:5-17; 16:1-8; 17:15-21; 18; 20:2-18; 21:1-12; 23:1-19; 24:36,37; 25:10,12; 49:31; Isaia 51:2; Romani 4:19; 9:9; Ebrei 11:11; 1Pietro 3:6.

Significato del nome
Tra le classificazioni dei nomi dei personaggi biblici ci sono quelli conosciuti come nomi sacramentali, perché erano nomi dati da Dio stesso, o sotto la Sua ispirazione, perché associati ad una Sua particolare promessa, un Suo particolare patto o una Sua particolare dichiarazione, come pure al carattere, al destino o alla missione di coloro che portavano quei nomi.

Quindi, un nome sacramentale, divenne segno e sigillo di un determinato patto tra Dio e chi portava quel nome.
Abrahamo e Sara sono nomi sacramentali e ciascuno dei due rappresentano gli scopi e le promesse della grazia di Dio.

All’origine la moglie del patriarca era conosciuta come Sarai; Dio stesso le cambiò il nome da Sarai a Sara dicendo: ”Io la benedirò ed ella diventerà nazioni”.
Lei quindi fu associata a suo marito nella grande benedizione contemplata nel Patto di Dio!

Ci sono diversi aspetti da rilevare su questa fedele e devota moglie di un profeta conosciuto come “amico di Dio”.

La sua unicità
Per quanto strano possa sembrare, il primo giudeo è stato un gentile (pagano): Abramo che proveniva da oltre l’Eufrate, fu il primo uomo ad essere chiamato ebreo (cioè immigrante).

Essendo sua moglie, Sara ha un indiscutibile primato storico: prima donna ebrea e prima madre ebrea, di conseguenza è una delle più importanti figure femminili nella storia perché rappresenta l’origine naturale del popolo ebraico!

La sua bellezza
La Bibbia testimonia che Sara era di una bellezza non comune che sembrava aumentare con il passare degli anni e che, come Abramo stesso dichiarò, superò la prova di un lungo ed estenuante viaggio nel deserto. (Genesi 12:10-11).

La sua solitudine
Abramo, per timore di essere ucciso, non esitò ad esporre la sua devota moglie al disonore, abbandonandola al suo inevitabile destino di concubina del Faraone. Ma Dio non l’abbandonò e, grazie al Suo intervento, Sara fu rimandata da Abramo.

Il suo dolore
Sara era sterile e per una donna di quei tempi la sterilità era qualcosa di cui vergognarsi se non addirittura segno evidente di non avere su di sè il favore di Dio. Questo rammarico divenne più potente della sua stessa fede nell’Onnipotenza di Dio e la portò a commettere il grande errore di “aiutare Dio a realizzare la Sua promessa”!
Ancora oggi è sotto i nostri occhi l’evidenza disastrosa di quella scelta sbagliata! (Conflitto Isacco/Ismaele = Ebrei/Arabi).

La sua gioia
Quando Dio promise ad Abramo che lui e Sara avrebbero avuto Isacco, Sara, vuoi perché sterile, vuoi perché aveva ormai raggiunto la veneranda età di circa novant’anni, si mise a ridere (Genesi 18:9-15). Ma il suo era un sorriso dettato dal dubbio, non dalla gioia!
Quando però, la promessa di Dio divenne una realtà attraverso la nascita di suo figlio Isacco, Sara finalmente rise di gioia, la giusta gioia (Genesi 21:5-7)!

La gioia di Sara alla nascita di Isacco ci ricorda della “grande gioia” proclamata dagli angeli che annunciarono ai pastori la nascita di Gesù che proveniva dalla linea di Isacco (Luca 2:10; Romani 4:18–21).
Ebrei 11:11 ci ricorda che fu per fede che Sara concepì a dispetto della natura. Non fu di per sé solo un miracolo avvenuto per fede ma un’anticipazione di qualcosa ancora più grande: l’incarnazione di Gesù Cristo.

Il suo esempio
Se Abramo è il “padre di tutti i credenti” (Romani 4:11; Galati 3:7), sicuramente Sara è la loro madre. La ragione per cui Sara ricevette forza per portare avanti la gravidanza di Isacco quando era ormai anziana risiede nel fatto che arrivò a credere nella fedeltà di Dio!

Sara ci parla di tutto ciò che è in fede, tramite promessa, e che quindi è gratuito ed è “portato avanti” da quelli che vivono sulle promesse di Dio attraverso la fede in Cristo, ed hanno quella libertà perfetta che si trova solo al Suo servizio e quindi appartengono alla “Gerusalemme Celeste” (Galati 4:19-31)!