Al supermercato

by Monica Arellano-Ongpin

Nel panorama delle offerte commerciali, esistono diverse metodologie di commercializzazione dei prodotti: il supermercato, il catalogo, internet, le riunioni in casa tipo Avon o Stanhome o anche chiamato multilevel marketing.

Nell'andare al supermercato sul nostro scaffale abbiamo la possibilità di scegliere tra diverse marche e tipi di prodotti. Leggendo le etichette si nota come tutti hanno la soluzione al nostro problema: se si tratta di un detersivo, promette che toglierà via ogni macchia, se è un alimento si propone di soddisfare il nostro palato e così via...
Tutti garantiscono la loro qualità con diverse sigle di certificazione e, in alcuni casi, si può persino essere rimborsati se il prodotto non è risultato essere di nostro gradimento o non ha rispecchiato la qualità promessa.

A me piace guardare i prodotti sugli scaffali. Mi fanno sentire libero di scegliere ciò che più mi piace o soddisfa. Alcune volte provo qualche prodotto nuovo, altre volte seguo la lista della spesa che ho redatto in precedenza. Nonostante legga molte etichette, non mi è mai capitato di vedere un qualche prodotto che affermi di essere il solo e vero al mondo.
Immaginate le proteste dei concorrenti! Direbbero: “Ci dovrebbe essere una sana competizione tra i prodotti, tutti devono potersi proporre e nessuno può dichiarare di essere il solo e vero al mondo!”.

In questa società così consumistica, ogni cosa è paragonata ad una merce e ogni persona è un potenziale consumatore.
Questo modo di pensare si applica anche alle religioni, le quali hanno il proprio certificato di autenticità, le proprie convinzioni e le proprie strategie di mercato. Le religioni sono paragonate a grandi giganti della distribuzione in competizione per una fetta importante di mercato: si preoccupano di acquisire nuovi clienti senza perdere i vecchi, cercano di essere trasparenti e dichiarano in maniera più o meno leale sulle etichette dei loro "prodotti" (sempre per rimanere in ambito commerciale), ciò che propongono.

Questo modo di pensare, a volte, investe anche noi cristiani che proponiamo il Cristo come un prodotto da provare così come si provano un detersivo o un alimento. Con questa mentalità “scegliere Gesù” non equivale, come dovrebbe essere, a sottomettersi a Lui con un atto di ravvedimento e di impegno che cambia totalmente la vita, ma è come dare una chance per soddisfare i bisogni, assumendolo quasi come un prodotto in prova senza nessun obbligo di acquisto.

In alcuni casi noi non presentiamo il Cristo come l’Unico e il Vero, ma proponiamo solo gli effetti che Questi può avere nella vita delle persone. Ma Dio non è solo un effetto.
La risoluzione dei problemi infatti può arrivare, a volte, anche sperimentando diverse religioni o filosofie, così come si farebbe al supermercato, ma solo Cristo è l’Unico e Vero Dio.

Solo accettandoLo otteniamo il perdono. Il mondo relativista in cui viviamo fa sembrare tutto in movimento. Dobbiamo avere il coraggio di dire “no!” al supermercato delle religioni ed affermare, al di là delle proteste e delle accuse di arroganza di cui possiamo essere oggetto che Gesù è l’Unico Vero Salvatore del mondo.

Solo attraverso il Suo sacrificio, accettato per fede, possiamo ottenere grazia e presentarci puri e Santi davanti a Dio. Non esistono altri modi per ottenere la salvezza se non attraverso Cristo. È grazie alla fede nel sacrificio di Gesù che ci possiamo chiamare figli di Dio.

Bisogna chiamare le cose con il loro nome. E non è arroganza. Affranchiamoci dalla gabbia entro la quale la società ci vuole inserire con il discorso del “tutto è relativo!”.

Cristo ci aspetta a braccia aperte! Non perdiamo la possibilità di sottometterci e dipendere da Lui. Egli è un buon padre e con Lui nulla mi manca.