Il colore della preghiera

by corriere.it

Da migliaia di anni le donne indiane decorano i muri esterni e le soglie delle case. E’ il loro modo per mettersi in comunicazione con gli dèi, offrendo in dono la bellezza dell’arte per ottenere in cambio protezione per sè stesse e per le proprie famiglie.

In India le donne pregano “scrivendo” colori sui muri e sulle soglie di casa: disegnano animali stilizzati, candidi arabeschi in polvere di riso, impronte di mani e piedi ocra o nere.

Poiché in India la preghiera è un’esigenza profondamente sentita e, d’altra parte, i dipinti si scolorano e impallidiscono nel giro di poco, le donne “scrivono” le loro orazioni tutti i giorni.

Mentre leggevo questo articolo su una rivista specializzata mi veniva in mente l’incontro che l’apostolo Paolo ha avuto con gli ateniesi che viene narrato dalla Parola di Dio:

"Allora Paolo, stando in piedi in mezzo all'Areopago, disse: -Ateniesi, io vi trovo in ogni cosa fin troppo religiosi.
Poiché, passando in rassegna e osservando gli oggetti del vostro culto, ho trovato anche un altare sul quale era scritto: AL DIO SCONOSCIUTO. Quello dunque che voi adorate senza conoscerlo, io ve lo annunzio. Il Dio che ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso, essendo Signore del cielo e della terra, non abita in templi fatti da mani d'uomo, e non è servito dalle mani di uomini come se avesse bisogno di qualcosa, essendo Lui che dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa; or Egli ha tratto da uno solo tutte le stirpi degli uomini, perché abitassero sopra tutta la faccia della terra, avendo determinato le epoche prestabilite e i confini della loro abitazione, affinché cercassero il Signore, se mai riuscissero a trovarLo come a tastoni, benché Egli non sia lontano da ognuno di noi.
Poiché in Lui viviamo, ci muoviamo e siamo, come persino alcuni dei vostri poeti hanno detto: 'Poiché siamo anche sua progenie'. Essendo dunque noi progenie di Dio, non dobbiamo stimare che la deità sia simile all'oro o all'argento o alla pietra o alla scultura d'arte e d'invenzione umana. Ma ora, passando sopra ai tempi dell'ignoranza, Dio comanda a tutti gli uomini e dappertutto che si ravvedano. Poiché Egli ha stabilito un giorno in cui giudicherà il mondo con giustizia, per mezzo di quell'uomo che egli ha stabilito; e ne ha dato prova a tutti, risuscitandolo dai morti-".

Paolo non ebbe paura di predicare il messaggio agli atenesi: era infatti un grande comunicatore, uno stratega unto dal Signore.
Nel parlare del Signore ai greci, capisce che non può seguire lo stesso sistema che aveva usato con i giudei, ma deve trovare una base comune da dove poter partire al fine di conquistare la loro fiducia.

Questa base la trova nella loro religiosità e nei loro idoli. Dichiara che questo Essere Supremo non poteva stare tra i loro idoli, e prende come spunto un altare che era stato eretto e sul quale c’era scritto “al dio sconosciuto”.

Paolo dice ai greci: Atti 17:23 “Voi adorate Dio senza sapere Chi sia, io sono venuto a presentarveLo”

Anche noi dovremmo prendere esempio da Paolo quando andiamo in campagne di evangelizzazione o quando parliamo del Signore a qualcuno: troviamo una base comune dalla quale poter iniziare a costruire.

Per fare questo non è necessario andare in India: la nostra Nazione infatti a me pare essere come ai tempi dei greci; una città piena di idoli e di confusione.

Quindi, rimbocchiamoci le maniche e cominciamo a parlare del Signore come l’apostolo Paolo “Voi adorate Dio senza sapere Chi sia, io sono venuto a presentarveLo”.