Il testamento di Beethoven

by fdcomite

“O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me, non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza, il mio cuore e la mia mente erano sin dall'infanzia inclini al tenero sentimento della benevolenza, e avrei anche sempre voluto compiere grandi azioni, ma pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, … ho dovuto presto isolarmi, vivere in solitudine, ...come avrei infatti potuto dire agli uomini: parlate più forte, gridate, perché sono sordo, come poter confessare la debolezza di un senso, che dovrei possedere molto più degli altri, un senso che un tempo possedevo in realtà al più alto grado di perfezione, come pochi altri del mio mestiere possiedono o hanno mai posseduto... perdonatemi quindi se mi vedrete stare in disparte... la mia disgrazia mi fa doppiamente male perché vengo inoltre malgiudicato, ...devo restare quasi completamente solo, vivere come un esiliato, se mi avvicino a qualcuno, sono subito terrorizzato al pensiero che possa in qualche modo accorgersi della mia condizione … ma che umiliazione quando qualcuno accanto a me udiva di lontano il suono di un flauto e io nulla o qualcuno udiva un pastore cantare e io sempre nulla, questi fatti mi portavano al limite della disperazione e poco ci mancò che non mi togliessi la vita ...Divinità tu vedi dall'alto il fondo della mia anima, sai che amo gli uomini e desidero fare il bene, o uomini, se mai un giorno leggerete questo scritto, pensate al torto che mi avete fatto, e l'infelice si consoli di aver trovato qualcuno simile a lui, qualcuno che, malgrado tutti gli ostacoli della natura, ha fatto tutto il possibile per essere ammesso nella schiera degli artisti e uomini di valore - voi, miei fratelli... ciò che avete fatto contro di me, lo sapete, ve l'ho già da molto tempo perdonato... vi auguro una vita migliore e meno carica di affanni della mia, raccomandate ai vostri figli la virtù, essa sola può rendere felici, non il denaro, Io dico per esperienza; ...addio e vogliatevi bene, ...non dimenticatemi completamente quando sarò morto, me lo sono meritato perché nella mia vita ho spesso pensato di rendervi felici, siatelo.”

Questa lettera fu lasciata da Beethoven come testamento, ed è, a mio avviso, una lettera che fa molto riflettere. Beethoven era un uomo a cui, apparentemente, non mancava niente. Era un giovane musicista e compositore, con un gran talento che lo portò presto alla fama. Ma chiunque si sente discriminato quando si accorge di non essere “perfetto” e questo porta un uomo a sentirsi “diverso” o “inferiore”.

Lo stesso Beethoven si deve essere reso conto di quanto questa perfezione sia effimera solo nel momento in cui si è trovato da solo con la sua sordità. Si è sentito abbandonato da tutti persino dai sui stessi fratelli.

Il suo orgoglio gli ha impedito di confessare una sua debolezza, ha lasciato che le persone si allontanassero da lui e che lo credessero ostile, scontroso, misantropo, perché era terrorizzato al pensiero che qualcuno potesse accorgersene. Ma la cosa che fa più riflettere è che nessuno ha cercato di parlare con lui, di capire che cosa lo turbava: lo hanno giudicato e lasciato solo; i libri di storia infatti ce lo consegnano esattamente come una persona burbera, scontrosa, solitaria.

Quanto deve avere sofferto! Questo mi fa riflettere sul mio rapporto con me stessa, con gli altri e con Dio. Perchè seppure il Signore ci ha equipaggiato di doni e talenti straordinari so che mai sarò perfetta e questo mi è di conforto quando mi rendo conto delle mie mancanze o non riesco in qualche cosa. E rifletto pure sul comportamento degli altri!

A chi non è mai capitato di trovarsi di fronte ad una persona, probabilmente con un'autorità maggiore della nostra, un professore o il nostro capo, il cui atteggiamento ci porta a dire: "ma chi si crede di essere quest'arrogante?!".

Ecco, questa storia mi porta a considerare la paura che deve esserci in fondo al cuore di costoro per portarli a comportarsi così! Immagino l'ansia che li attanaglia al pensiero che qualcuno possa vedere le loro debolezze o le loro incompetenze.
Se solo sapessero che l'unico perfetto è Dio! Quanta pace porterebbe nei loro cuori questa semplice verità! "Ho visto il limite di ogni cosa perfetta, ma il tuo comandamento non ha alcun limite" dice il Salmo 119:96 quella che è la "perfezione umana" è in realtà la debolezza che ci blocca nella paura! Ma Dio dice: "La mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza" (2Corinzi 12:9).

Come l'apostolo Paolo diciamo anche noi: "Perciò molto volentieri mi glorierò piuttosto delle mie debolezze, affinchè la potenza di Cristo riposi su di me"!