ANNA - La donna che personifica la maternità ideale

by jimmyroq

Riferimenti Biblici – 1Samuele 1; 2:1,21

Significato del Nome – La composizione ebraica del nome ha il meraviglioso ed attraente significato di “benevolo” o “benevolenza” o “favore”.

Collegamenti familiari – Anna era la moglie preferita di Elkanah, un Levita cha apparteneva ad una delle famiglie più onorabili del sacerdozio della progenie di Giacobbe. Sebbene fosse un uomo timorato di Dio seguì l’usanza comune della poligamia in quei giorni in cui “ognuno faceva ciò che sembrava buono ai propri occhi”.

Dato che il desiderio ardente di ogni ebreo era quello di avere un figlio, probabilmente Anna potrebbe aver spinto suo marito a prendersi un’altra moglie, come aveva fatto in precedenza Sara con Abramo. In questo modo il nome di Elkanah poteva essere perpetuato.

La seconda moglie era Peninna, di cui sappiamo solo che diede ad Elkanah diversi figli e che scherniva Anna con il suo linguaggio perfido e scurrile.

“La Sacra Scrittura non ci tiene molto in compagnia di Peninna” afferma lo storico Alexander Whyte, “sorvola su Peninna per parlarci di Anna, quella donna logorata ed alienata che bagnava il suo cuscino di lacrime” e che divenne poi la madre del ben più noto personaggio, Samuele e diede ad Elkanah anche altri tre figli e due figlie i nomi dei quali non sono menzionati (1Sam. 2:21).

La Bibbia è stata chiamata la "Galleria Mondiale della Fama Eterna" ed in questa galleria il ritratto di Anna occupa uno spazio cospicuo. Tutto quello che è riportato di questa madre, una delle più nobili ebree che sia mai esistita, è un'ispirazione ed una benedizione. Sebbene non ci venga detto se fosse bellissima come lo fu Sara, sicuramente per la sua serenità interiore deve aver avuto "un viso molto espressivo in cui si riflettevano le sue emozioni come la luce e l'ombra si riflettono su un tranquillo lago".

Dalla sua storia emerge una nota costante: "l'immortale trionfo della pazienza"
Anna è un meraviglioso esempio di come le circostanze più drammatiche e più spiacevoli possano produrre un carattere che è di benedizione al mondo.

"I punti salienti della sua vita" dice John F. Jurst, "tristi e cupi in un primo tempo, ma alla fine radianti di fede e speranza, formano la giusta introduzione alla narrazione della carriera del suo grande figlio Samuele nella sua duplice funzione di Giudice e Profeta di Israele."

 

Forse possiamo sintetizzare il percorso della vita di Anna nei seguenti cinque modi:

La sua santità
Da quanto ci viene riportato Anna appare come una donna dal carattere irreprensibile; nel suo cuore regnava la bontà e lei manteneva una costante comunione con l'osservanza degli ordinamenti religiosi della sua nazione.
La devota Anna era dedicata a Dio e nel cercare di mantenere sane le sue relazioni familiari sapeva come ricorrere a Dio per ottenere la grazia necessaria a sopportare i suoi dolori.
Gridava giorno e notte al Signore ed il suo grido fu ascoltato da Colui che l'anima sua amava.
A motivo della sua devozione, bontà, fiducia, pazienza e sacrificio di sè, trasmise qualcosa della sua santità di vita e di carattere al suo rinomato figlio Samuele.
Non era un bel vivere passare anni ed anni accanto ad una donna perfida come Peninna ma Anna conservò la sua serenità d'animo: un vero giglio tra i rovi!

Il suo dolore
Sebbene avesse una casa non aveva però un focolare domestico; l'ideale di ogni giudea era "governare il focolare domestico"; ma lei non aveva neanche un figlio, non aveva una vera famiglia - secondo la cultura di allora.

E' vero, aveva un marito devoto che l'amava e la riempiva di tanti doni, contrariamente a quanto faceva con l'altra moglie, ma Anna non aveva figli...!
Nel cercare di consolare il suo cuore, Elkanah le diceva: "Non sono io per te meglio di dieci figli?" ma Anna desiderava fortemente un figlio suo da poter amare ed accudire.
Con il passare degli anni la sua agonia divenne ancora più intensa e la sua sterilità divenne un peso ancora più insopportabile a causa della gelosia e della perfidia della sua rivale, Peninna, che la scherniva incessantemente proprio per la sua sterilità.
Ma, fedele al nome che portava, Anna manifestò la grazia dell'autocontrollo in mezzo alle provocazioni ed ai crudeli attacchi di Peninna, "la sua avversaria che provocò la sua ferita ed il suo cruccio".

Ci possiamo meravigliare se Anna, riferendosi a se stessa, si definisce "una donna afflitta nello spirito"?
La gelosia, "il mostro dagli occhi gialli che dileggia la carne di cui si nutre," aveva preso possesso di Peninna, ma non di Anna.
Sebbene Dio avesse "serrato il suo grembo" il suo cuore era ancora aperto nei Suoi confronti. Portata a soffrire da chi le era più vicino, Anna non fu mai colpevole di comportarsi in modo disdicevole e vendicativo.

Ogni tentativo di consolazione da parte di Elkanah provocava un ulteriore serie di insulti e provocazioni da parte della sua rivale. Il fatto che Elkanah amasse Anna e le riservasse più attenzioni aggiungeva più legna, sul fuoco della competizione che consumava il cuore di Peninna.

 

La sua supplica
Senza figli ma non senza preghiera; sterile ma ancora credente, Anna trovò rifugio nella preghiera.
Nella casa di Dio, lei implorò il Creatore "di eleggerla nell'universo della maternità", e di interferire a suo favore con la legge della natura.

Quanto è commovente l'episodio di Anna che spande la sua anima davanti a Dio nella Sua casa e fa il voto che se Dio le darà un figlio, lei di rimando lo ridarà a Lui per il Suo servizio esclusivo!
Lei pattuì con Dio, e mantenne il patto.

Anna portò a Dio il suo particolare dolore e pregò non che la gioia di Peninna diminuisse ma che Egli rimuovesse la causa della sua angoscia. Lei diede se stessa alla preghiera e nella presenza di Dio il dolore spezzò le sue proprie catene.
Eppure, perfino nella casa di Dio a Sciloh lei in un primo momento non trovò la simpatia e la comprensione che cercava. Immaginiamo, per un attimo, alcune caratteristiche del suo pianto accorato!

Prima di tutto, la sua preghiera fu peculiare: una supplica senza emissione di parole. Le sue labbra si muovevano ma non usciva alcun suono; la sua preghiera era interiore e, parlando tra se e se, dava l'impressione che fosse ubriaca.
Aveva imparato che la preghiera è il primo respiro del credente, "espresso o non espresso". Anche se non pronunciò mai una preghiera "lei espira un desiderio dalla sua anima che sale, impronunciato, direttamente al trono di Dio. E' un'esperienza insolita per il tempo dei Giudici; la devozione di Anna è un fiore sbocciato in un campo pressochè sterile."

Eli, l'anziano Sacerdote, pur non avendo l'intenzione di essere scortese, nel vedere le labbra di Anna che si muovevano e che il suo intero essere era preso completamente dal fervore della sua supplica ma che non si sentiva nessuna parola, in qualche modo dedusse che Anna fosse ubriaca e la rimproverò per essere andata nella casa di Dio in quelle condizioni.

Anna reclamò la sua innocenza e dichiarò che non aveva bevuto nè vino nè alcuna bevanda inebriante e poi aprì il suo cuore ad Eli che, discernendo che il suo desiderio di avere un figlio era intenso ed il suo spirito, sacrificale, perchè non voleva niente solo per se stessa, le assicurò che la sua preghiera inarticolata, era stata ascoltata: "Và in pace, e il Dio di Israele ti conceda ciò che Gli hai richiesto".

Allora lei tornò a casa contenta perchè "lei credeva".
Non era più addolorata, demotivata, amareggiata ma gioiosa ed esuberante. Dio esaudì il suo desiderio, il figlio supplicato arrivò e lo chiamo Samuele, che significa, "chiesto all'Eterno".

Il suo cantico
Il Salmo di Ringraziamento di Anna la segna come una poetessa e una profetessa di prim'ordine.
Con il suo desiderio realizzato, lei esplode in un canto che esprime la sua gratitudine a Dio per la Sua bontà, ed il suo Magnificat diventa la base di quel canto che Maria, madre di Gesù, offrirà allo stesso Dio fedele al Suo patto.
Il lettore scoprirà una forte assonanza tra il cantico di Anna e quello di Maria (Luca 1:46-55).

La lirica spirituale di Anna è eguale a qualsiasi altro Salmo ed è eloquente riguardo ai divini attributi di potenza, santità, conoscenza, maestà e grazia. Una tale elevata espressione poetica scaturita dalla risposta di Dio alla sua preghiera, ha entusiasmato e continua ad entusiasmare il cuore dei santi attraverso i secoli.

 

Il suo sacrificio
Anna pregò e promise, e quando la sua preghiera fu esaudita lei mantenne quello che aveva promesso. Lei voleva un figlio più di qualsiasi altra cosa al mondo, e quando Dio glielo diede, lei lo ridiede a Dio.
Sebbene Samuele non fosse nato al sacerdozio, sua madre si era impegnata a consacrarlo al Signore; e quell'impegno doveva essere mantenuto anche a costo della solitudine.
Così, una volta svezzato, Samuele viene portato nella casa di Dio, perchè "vi rimanga per sempre".
Una volta l'anno lei lo andava a visitare e quant'è toccante il fatto che ogni volta Anna, spinta dal suo amore materno, gli portasse una nuova veste!

La sua santità ed il suo sacrificio furono ricompensati perchè diede ad Elkanah altri cinque figli. Per quanto riguarda Samuele, crebbe riflettendo la benevolenza della sua onorabile madre.
Fedele al nome che portava e somigliando alla madre per quanto riguardava l'inclinazione predominante all'intercessione, lui divenne un uomo di preghiera e di intercessione per tutta la sua vita - e più di qualunque altro uomo ebbe potere da, e con, Dio.
Le lezioni che possiamo sommare dall'affascinante storia di Anna sono chiaramente evidenti.

Innanzitutto, se pensiamo a tutto ciò che Samuele divenne, realizziamo che l'eccellenza di molti uomini generalmente è stata prefigurata, se non esemplificata, nel carattere delle loro madri.
La madre di John Wesley, per esempio, per la sua rimarchevole intelligenza, bontà e capacità di operare si guadagnò il titolo di "Madre del Metodismo".

Dalla cattiveria con cui Peninna trattava Anna scopriamo quanto le nostre parole possono arrecare dolore agli altri.
Quant'è importante tenere a freno la nostra lingua! (Giacomo 3:9-10).

Dal comportamento di Anna, pressata da tanta e tale provocazione, per prima cosa impariamo che il cuore di Dio è un rifugio confortante per l'anima addolorata. Qualsiasi sia il nostro particolare dolore, l'Uomo di Dolori sta aspettando di farsene carico.
Anna portò il suo travaglio ed il suo struggimento a Dio in preghiera e ci insegna qualcosa riguardo alla necessità della forma e lo spirito dell'intercessione.
Paragoniamo la sua preghiera silenziosa con il Salmo 19:4.

Da Eli, che giudicò male Anna, impariamo a non essere troppo frettolosi a trarre delle conclusioni. Troppo spesso giudichiamo male gli altri perchè fraintendiamo le loro motivazioni.

Dalla difesa mite e dignitosa di Anna impariamo come difendere i nostri diritti in tutta umiltà. (vedi Giov. 8:48,49; Atti 26:24-26).