La folla e il mito

by archiwatch

Esodo 32:1 Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dal monte, si radunò intorno ad Aronne e gli disse: su, facci un dio che vada davanti a noi, perché quanto a Mosè, l’uomo che ci ha fatto uscire dal paese d’Egitto, non sappiamo che cosa gli sia accaduto

La folla è sempre spinta da forze emotive, talvolta inconsce, ma comunque irrazionali. Come nel caso del popolo di Israele nel deserto, il quale, durante l’assenza di Mosè, chiese ad Aaronne di costruire un vitello d’oro per essere adorato al posto di Dio.

Facendo un'analisi dello stato psichico collettivo del popolo di Israele nel deserto, possiamo dedurre come la potenza delle folle non conosca timori. La sua voce è preponderante, dètta ordini, è mossa da impulsi irrefrenabili e tutto questo per un dio, la cui rappresentazione si realizzava sotto forma di bovino. Questa storia biblica ci insegna come l’illusione può dominare incontrastata sulla ragione.

La situazione oggi non è diversa, la folla rimane facilmente influenzabile e suggestionabile da stimoli esterni, come i mass media, e dalla forza ipnotica del “mito”, di cui la folla stessa non può fare a meno.
Sulle folle hanno sempre dominato, da un lato le convinzioni dei principi morali, religiosi, politici, dall’altro i sentimenti, le emozioni, quest’ultime esaltate, montate, tirate all’eccesso dai grandi manipolatori di folle, dai mass media.

L’abilità dei mass media di creare ed esaltare il “mito” è indiscutibile e poiché la folla si riflette nel “mito”, questi diventa un dio. La tomba di Elvis Presley ogni anno viene visitata da milioni di persone. Non diverso è il pellegrinaggio ad un'altra tomba, quella della principessa Diana di Inghilterra, tanto per citarne alcune. Ancora oggi centinaia di migliaia di ragazzi, indossano magliette con il volto di Jim Morrison, il cantante rock scomparso più di trenta anni fa. E moltissimi altri quelle di Che Guevara, rivoluzionario e combattente comunista.

Ma la folla impazzisce anche per i “miti” vivi. Nelle mostre cinematografiche il divo, o la diva del momento vengono osannati sulle passerelle. Negli stadi di calcio la folla va addirittura in delirio per le proprie squadre e per il calciatore più rappresentativo.

Ma il culmine di adorazione, la folla lo raggiunge soprattutto per il “mito” religioso. Milioni di persone in ogni parte del mondo si recano ai loro santuari e i mass media sono lì, pronti a coglierne ogni emozione, a riprenderne ogni manifestazione, a commentarne ogni sentimento: è uno show che toglie il fiato.

La spettacolarizzazione della religione e del suo “mito”, si rinnova con frequenza nella storia, e lo spettacolo è sempre lo stesso: la folla viene spinta da forze emotive irrefrenabili!

Ma non è una spinta verso Dio, bensì verso il “mito”, a proposito del quale Dio ha detto: “Io sono l’Eterno, questo è il mio nome, Io non darò la mia gloria agli idoli, nè la mia lode alle immagini scolpite” (Isaia 42:8)

L'entusiasmo, le emozioni o il dolore non devono mai farci perdere di vista la realtà dei fatti. Dare gloria a qualsiasi essere umano, per quanto grande possa essere stato è blasfemo; perché la gloria spetta solo a Dio Creatore del cielo e della terra.

Tutto ciò che prende il posto di Dio diventa idolatria.

Non a caso il primo comandamento recita: “Non avere altro Dio all’infuori di Me” (Esodo 20:1)
Bisogna dare il giusto valore alle cose, la giusta misura ai sentimenti e il ragionevole posto alle emozioni, se non si vuol finire nel grande corteo della folla ed essere spinti da quelle forze psichiche irrazionali verso il “mito” che ci viene presentato, offerto ed esaltato dal grande reality show o programmato dai mass media.