Scolpire la pietra che scolpisce

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Michelangelo Buonarroti nacque a Caprese, nella val Tiberina, il 6 marzo del 1475. Genio universalmente riconosciuto ci ha lasciato capolavori di inestimabile valore. Ma più che mettere in evidenza l'opera dell'artista, che lasciamo agli storici dell'arte vorremmo trattare un suo aspetto non sempre evidenziato come meriterebbe: la capacità di credere.

Si potrebbe pensare che la forza artistica di Michelangelo provenisse dal suo stesso genio artistico, ma in realtà questo era solo il canale da cui la  sua "energia primaria" scaturiva. Questa  energia primaria di Michelangelo era la fede.

Per quanto inusuale, possiamo affermare con certezza che i principi fondamentali della fede fossero l'impulso artistico fondamentale del Buonarroti. Per comprendere ciò dobbiamo addentrarci nella filosofia artistica di Michelangelo particolarmente nel suo campo preferito, cioè la scultura.

Michelangelo usava parlare delle proprie sculture non come opere plasmate dalle sue mani, ma come risultato del "toglier via" il marmo che le imprigionava.

Lì dove non si vedeva altro che un semplice blocco di pietra Michelangelo al contrario vedeva ben altro: lembi di vesti, morbide ciocche di capelli, curve  armoniose in attesa di essere estratte dal marmo dall'esperta mano di uno scultore. Ma per fare ciò era necessario essere capaci di vedere lì dove nulla si vedeva. C'era bisogno di uno scultore che sapesse scorgerle all'interno di un semplice blocco di marmo prima che effettivamente si vedessero.

I "prigioni" di Michelangelo, in particolare quelli incompleti, rendono evidente il rapporto di Michelangelo con il blocco marmoreo. Si tratta di opere emblematiche a rappresentazione di prigionieri che cercano la via nel tentativo di liberarsi dalla materia, il blocco di marmo.

Michelangelo "nutriva" il suo genio artistico con la fede nelle opere che egli chiamava ad esistenza prima che fossero quindi, credendo che le sue opere esistessero nel blocco, prim'ancora di vederle. Si trattava di fede.

Infatti é scritto:
«Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di realtà che non si vedono». (Ebrei 11:1)

Noi non siamo poi tanto diversi. Quando la realtà  ci si pone davanti come un blocco di marmo irremovibile dalla durezza monolitica, possiamo scegliere di accettarla come immutabile oppure come una superficie apparente capace di nascondere una realtà più profonda, visibile solo a chi crede, da cui potrebbero scaturire i capolavori che il Signore ha preparato per noi.

E solo chi vede le figure invisibili nel blocco di marmo, proprio come Michelangelo, è in grado di portarle nel mondo delle cose visibili.

Noi, come cristiani, poniamo la nostra fede sulla Pietra, che è Gesù Cristo. Ma è il perfezionamento della nostra fede che riuscirà a tirar fuori da Essa tutte le cose che ci sono state già destinate.

Come i "prigioni" di Michelangelo uscirono fuori dal marmo grazie alla capacità di credere che essi già erano prim'ancora di essere scolpiti, così le nostre benedizioni scaturiranno da Gesù, nel momento in cui noi le crederemo già presenti. Tuttavia c'è una differenza fondamentale con Michelangelo:  noi non abbiamo a che fare con pietra morta, ma con Pietra Vivente che da sé decide cosa concederci e cosa no. Malgrado tutte le benedizioni siano comprese in essa, ciò non significa che questa Pietra ci concederà necessariamente tutte quelle custodite in essa. Tutte le benedizioni infatti, sono comprese nella Pietra, ma non necessariamente portate alla luce, quand'anche vi siano custodite.

Ciò infatti significa che non tutto ciò che crederemo ci sarà concesso, ma che certamente tutto ciò che ci sarà concesso, dovrà essere prima necessariamente creduto.

Uno dei principi fondamentali della fede che il mondo pentecostale non ha capito è che  essa non è che ti permetta di ottenere tutto ciò che vuoi da Dio, ma che essa è il mezzo indispensabile per ottenere tutto ciò che Dio vuole per te.

Dio è potente da concedere per la Sua mano qualunque aiuto ai nostri bisogni, ma che Lo faccia o pure no, la cosa certa è che qualora volesse farlo, ha bisogno che noi crediamo in Lui e cioè credere che, quelle benedizioni a prescindere che Egli ce le conceda oppure no, sono già racchiuse nella Pietra. Credere che la Pietra le racchiuda non significa solo ottenere le cose che ci sono state destinate ma anche accettare quelle che non ci saranno concesse, riconoscendo anch'esse sotto l'autorità suprema di Dio. Non crederci significa non ottenere né le prima né le seconde.

Abbiamo il sommo blocco di pietra, Gesù Cristo, che racchiude in sé tutti i capolavori della nostra vita, vederli significa fare il primo passo per ottenere quelli che Egli avrà già deciso di liberare e che scaturiscono da Egli stesso.

Abbiamo a disposizione la più preziosa delle pietre che il Padre avrebbe mai potuto metterci a disposizione, Suo Figlio.

Si tratta di Pietra eletta e  preziosa che  non è stata lavorata da mano d'uomo ma da una mano divina che ha permesso fosse ricavata non con scalpello, ma con chiodo e martello sulla croce affinché  tutte le benedizioni del mondo fossero scolpite in Essa che é Gesù, il Figlio di Dio.

Egli racchiude tutte le benedizioni possibili ed immaginabili. Alcune ci saranno concesse ed altre no, ma in ogni caso, sia quelle che sono state liberate da Lui che quelle che non lo saranno state, dimorano in Lui e da Lui dipendono. Adoperiamoci quindi nel perfezionare la nostra fede affinché le cose che Dio vorrà concederci siano realizzate nella nostra vita come pure, quelle che non vorrà concederci, siano accettate. Entrambe infatti dimorano nella Pietra Vivente, e qualora dovessero essere trattenute, possiamo confidare nel Suo divino processo.

Quale processo? E' questa la differenza maggiore tra noi e Michelangelo. Michelangelo scolpiva per plasmare la pietra, ma la nostra Pietra Vivente è quella che lavora per plasmare noi. Questa Pietra che è Gesù Cristo si rivelerà man mano nella nostra vita ma non perchè saremo noi a determinarne la forma e l'immagine, ma perché nello scoprirlo, attraverso i fatti della vita e la fede in Dio, ci trasformerà in ciò che vuole Lei.

L'immagine che scopriremo, quella di Cristo, sarà quella che ci trasformerà. "Chi cerca trova" dice il Signore, e chi Lo trova ne sarà trasformato. Saremo noi che abbiamo il compito di "trovare" quindi le cose che la Pietra, cioè Gesù ha preparato per noi, ma sarà ciò che troveremo ad avere il compito di scolpire noi, a Sua immagine e somiglianza.

 

 

Alessandro Lilli