Una mattina qualunque il papà di un giocatore di calcio, prima della partita, pregava insieme al figlio Fabrice Muamba affinchè Dio lo proteggesse.
Era la mattina del 17 marzo 2012 data della partita di calcio Tottenham-Bolton durante la quale, il giocatore Fabrice Muamba si accasciava a terra esanime a causa di un arresto cardiaco. Sugli spalti, tra i tifosi del Tottenham era casualmente presente Andrew Deaner, un cardiologo che vista la scena, si precipitava a prestargli i primi soccorsi. Malgrado l'intervento del cardiologo il cuore di Fabrice non sembrava reagire ed infatti ne veniva dichiarato lo stato di morte clinica, cioè assenza di battito cardiaco per ben 78 minuti, dopo i quali il cuore di Fabrice riprendeva incredibilmente a battere.
Lo stesso dottore Andrew Deaner come pure i medici dell'ospedale parlano apertamente di qualcosa di incredibile e miracoloso. Inoltre l'assenza di ossigeno al cervello per 78 minuti, avrebbe dovuto causare il deterioramento del tessuto cerebrale, causando a Fabrice l'insorgere di gravissimi handicap fisici e mentali. Oltre ad essere uscito dallo stato di morte clinica Fabrice non ha riportato la minima limitazione nell'utilizzo delle proprie facoltà fisiche e mentali.
Jonathan Tobin il medico dell'ospedale in cui fu ricoverato d'urgenza Fabrice, clinicamente morto, si é espresso così: "Sono trascorsi 48 minuti dal collasso in campo all'arrivo in ospedale - le parole di Muamba -. E altri 30' prima che riprendesse a respirare. Tutti temevamo il peggio e non avremmo mai pensato ad un recupero come quello che stiamo registrando in questi giorni. E' qualcosa di incredibile".
Il tutto senza non poter ricordare che nemmeno le prime 16 scosse del defibrillatore erano state in grado di rianimarlo. Non cambiano i toni di Andrew Deaner, il cardiologo tifoso accorso sul campo che senza mezzi termini definisce il miglioramento di Fabrice "miracoloso".
La testimonianza di Fabrice di questo miracolo di Dio compiuto davanti al mondo intero, non ha certo scoraggiato detrattori dell'opera di Dio dal continuare a farlo. Ed incredibilmente il tono era pressappoco questo: Se Dio ha salvato Fabrice, perchè Dio non ha salvato altrove? (anche con riferimento ad un altro simile triste fatto di cronaca sportiva italiana n.d.a.)
Se costoro si fossero trovati dinanzi a Gesù mentre risorgeva Lazzaro gli avrebbero chiesto: "se sei veramente Dio perché hai risorto Lazzaro e non Giovanni Battista?" Oppure "Se sei Dio perché non scendi dalla croce?". Oppure anche... "Se sei il Figlio di Dio perché non comandi a queste pietre di divenire pane?"
Questo dovrebbe farci riflettere sulle reali motivazioni di colui che non crede e soprattutto da quale spirito è ispirato. Infatti la mancanza di opera di Dio lo porta a non credere come pure la Sua stessa opera. In ogni caso non crederà. Noi certo la testimonieremo, ma chi non vuole, non crederà in ogni caso.
Eresia? In Luca 16:19-30 Gesù narra la parabola del ricco e di Lazzaro che scongiurando Abrahamo di inviare Lazzaro ad avvisare i suoi familiari termina così: "Ti prego dunque, o padre, di mandarlo a casa di mio padre, perché io ho cinque fratelli, affinché li avverta severamente, e così non vengano anch'essi in questo luogo di tormento". Abrahamo rispose: "Hanno Mosè e i profeti, ascoltino quelli". Quello disse: "No, padre Abrahamo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno". Allora egli gli disse: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non crederanno neppure se uno risuscitasse dai morti".
Quindi nessuna sorpresa se Fabrice pur clinicamente definito un miracolo vivente offra a chi non vuole credere, occasione per continuare a non farlo.
Se avessi compreso per tempo questo principio spirituale mi sarei risparmiato decine di discussioni mosse dall'ingenua illusione che chi non volesse credere potesse arrivare a farlo per una mia argomentazione, prova o confutazione.
Così sono arrivato ad una conclusione:
Chi crede in Dio, crede perché lo ringrazia dell'esistenza della vita.
Chi non crede in Dio, non crede perché lo accusa dell'esistenza della morte.
A chi vuole dimostrare che Dio non esiste con la morte, Dio gli si oppone dimostrandogli di esistere con la vita. Senza la vita infatti non esisterebbe né morte né vita ma solo un insignificante nulla.
Ma noi nulla non siamo, e per questo crediamo e per questo ringraziamo il Dio, che su quel campo, per aver operato il miracolo di Fabrice.
Gloria a Dio.
Alessandro Lilli
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