Un uomo un giorno vagava per le campagne, così su una mulattiera trovò una lucente automobile, perfetta e funzionale. L'automobile però aveva una singolarità: non riportava la marca o il nome del costruttore.
L'uomo cominciò a guidare l'automobile costruita non si sa da chi, sfrecciando per le strade del paese, sotto gli occhi sgranati dei suoi abitanti rapiti dalla velocità e dalla bellezza di questo bolide. Presto i tavolini delle piazze, i saloni delle case, i cortili dei circoli furono riempiti di chiacchiere su chi mai, nel paese, fosse stato in grado di costruire un’auto così perfetta, ed era tutto un parlare su chi fosse mai questo genio.
L'uomo che la trovò quindi, si mise in testa di scoprire chi fosse il costruttore dell'automobile cominciandone a cercare il marchio ed il suo nome all'interno: "se non è fuori, forse il marchio è dentro".
Così cominciò a smontare pezzo per pezzo l'automobile.
Alla fine non trovò il nome, ma una cosa trovò: un singolo importantissimo bullone che teneva collegati insieme la lucida carrozzeria, il nudo telaio del veicolo ed il blocco motore. Scoprì insomma che se quell'automobile si presentava perfetta sia dal punto di vista estetico che funzionale tutto dipendeva da quel bullone, senza il quale, l'auto sarebbe giaciuta in mille pezzi a terra.
Alla vista del bullone l'uomo tornò nel proprio paese strillando, esultando al grido di: "L'ho trovato! L'ho trovato!". Così, giunto dinanzi alle autorità del paese, ancora pieno di affanno e parlando a stento comunicò al sindaco: "Ho trovato il costruttore! Ho trovato il costruttore! Preparate una festa con striscioni e banderuole, orchestre, orchestrine salsicce e salsiccione ".
Il sindaco lo guardò ansioso e gli chiese dinanzi a tutto il paese: "E chi è? Dicci il suo nome ti prego!"
Vi fu un attimo di silenzio. Tutto si fermò. Sembrò una foto turbata solo dal suono dell'orologio del municipio che diede i suoi rintocchi in quella specie di mezzogiorno di fuoco.
L'uomo con uno sguardo da primo piano di Sergio Leone guardò il sindaco negli occhi e con mano lenta cominciò a portare la mano verso la tasca destra del pantalone, quasi come vi fosse un revolver. Preso qualcosa estrasse da lì il pugno chiuso ficcandolo dritto dritto con gesto di sfida sotto i lunghi baffi del sindaco, che preso dallo spavento fece un salto all'indietro mentre gli occhi gli si incrociavano a causa di quella mano rivelatrice che stava per schiudersi sulla punta del suo naso.
Il sindaco si aspettava che in quella mano vi fosse un biglietto con il nome del costruttore. L'avrebbe preso, e come si fa con i premi importanti, l'avrebbe pronunciato con tono solenne dinanzi a tutto il paese.
Ma ecco ora il pugno si apriva... prima l'indice... poi il medio e poi con la grazia di una rosa, tutta la mano si schiudeva.
Rimasero tutti allibiti. Nella mano dell'uomo non c'era alcun biglietto col nome del costruttore ma solo un grosso bullone.
"E' lui" disse l'uomo "è lui il costruttore: è il bullone".
Una fragorosa risata scoppiò per tutto il paese, echeggiando su per la valle a tal punto che un ranocchio sulla collina di fronte preso dallo spavento si gettò fulmineo nel suo gelido stagno.
“Questo non è il costruttore, ma il bullone che il costruttore ha usato per mettere insieme la carrozzeria, il telaio ed il blocco motore” - disse con tono paternale il sindaco.
“No” insistette l’uomo “questo bullone deve essere il costruttore: facciamolo patrono del paese!”
Il sindaco allora capì tutto, e cercando una tacita intesa con la folla le fece cenno con un lento movimento circolare del dito indice vicino alla tempia, invitandola ad assecondarlo.
“Sì, sì, certo, è lui il costruttore. Mi raccomando trattalo bene, eh? Non vorrei dovesse lamentarsi della scarsa accoglienza, non sia mai il bullone dovesse lamentarsi una volta tornato a casa, a Bullonia”.
Ecco in parole povere una storiella che riassume quanto di più assurdo pubblicato dai media relativamente al bosone di Higgs la cosiddetta “particella di Dio”.
Sorprendenti poi le dichiarazioni di una Margherita Hack che fanno pensare davvero ci si trovi in una storiella tipo quella appena descritta: “il bosone è Dio”. San Bosone di Higgs insomma.
Ma facciamo chiarezza. Cosa sarebbe questo bosone? In pratica le particelle non si capiva da cosa acquisissero massa, mancava la spiegazione del collante o meglio del costituente, una specie di melassa, di rete invisibile, di particella contro la quale scontrandosi le altre, veniva generata massa. In pratica il bullone della nostra automobile, senza la quale l’automobile, la massa, non sarebbe mai venuta alla luce.
Quando le particelle si scontrano con il bosone di Higgs acquisiscono massa, così come il quadro di un pittore, acquisisce la consistenza di un quadro nel momento in cui il colore utilizzato si “scontra” con la tela. In pratica il bosone di Higgs è la tela bianca su cui il pittore, cioè Dio, si è servito per disegnare la massa.
Bene: per Margherita Hack e per molti atei, l’aver capito qual è la particella “collante” e “costituente” la massa di tutte le altre significa che essa è Dio, cioè il costruttore.
Come nella storia, il bullone sta a certificare che qualcuno l’ha evidentemente pensato e fatto con uno scopo, così il bosone, sta ad indicare che questo è stato fatto e pensato per uno scopo: costituire massa.
Come la parti dell’auto, grazie al bullone, hanno acquisito la consistenza di un’automobile così le particelle grazie al bosone hanno acquisito massa.
Il bullone della fiaba prova la mano di un costruttore, così come il bosone prova la mano del Creatore evidenziandone la Sua straordinaria progettualità ed ingegno.
Ma per Margherita Hack l’aver individuato questo bosone, cioè il bullone, equivale ad aver individuato il costruttore di esso, cioè il bosone stesso.
Secondo voi è una cosa normale?
Ops... thò! Ho appena visto un ranocchio gettarsi capofitto in un gelido stagno... chissà perché.
Alessandro Lilli
05 luglio 2012
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