Tiene banco in tutto il mondo la riconferma presidenziale di Barack Obama negli Stati Uniti. Mitt Romney, l'antagonista candidato perdente, anche se di poco, nel complimentarsi con Barack Obama ha aggiunto: "prego che Obama sappia guidare bene l'America". Ora, a parte la fede mormona di Mitt Romney che ovviamente non condividiamo, ciò che va notata è l'estrema disinvoltura con cui i politici americani pubblicamente esternino senza alcun problema il loro rivolgersi a Dio. Insomma nella collettività americana, Dio non è qualcuno che nulla abbia a che fare con le sorti della nazione, venendo spesso chiamato in causa pubblicamente, senza alcun imbarazzo.
Immaginiamo il nostro presidente della Repubblica dire "prego per l'Italia". Come ci suonerebbe? A noi come una nota incredibilmente positiva, mentre al contrario, si leverebbero critiche feroci da ogni dove, in particolare da quelle parti politiche storicamente anticristiane, che non perderebbero occasione per esternare tutto il loro odio per tutto ciò che osi ricordare confidanza nel Dio cristiano che minaccerebbe tutto un sistema di vita relativistico che altro non è che l'idolo della loro vita che si sono fatti e scelti.
Lo stesso politico cattolico, troverebbe inappropriato nominare il nome del Signore nel suo rapportarsi con l'elettorato. Vi immaginate un Casini, una Bindi affermare di pregare Dio che Monti governi bene, oppure come Romney, pregare addirittura per il proprio avversario? Se rientrasse nell'immaginabile potremmo definirla fantascienza, ma temo che una tale possibilità ecceda di gran lunga anche questo genere.
L'Italia culturalmente intrisa di cattolicesimo secolare ne è uscita, guarda caso, culturalmente allergica al solo nominare Dio al di fuori di recinti ben delimitati che sono la parrocchia ed il rito religioso, e guai a farGli fare due passi fuori, se non con estremo imbarazzo ed in punta di piedi. Se l'albero si riconosce dal frutto molto ci sarebbe da dire in proposito, ma esulerebbe dall'argomento di questo articolo.
Tornando a noi, sebbene in America un'espressione come God bless you non stia necessariamente a rappresentare l'evidenza di una di una fede genuina da parte di chi la pronuncia ma (anche se spesso lo è), di certo indica quantomeno l'accettazione dal punto di vista culturale di un Dio presente nelle quotidianità di attività pubbliche politiche, scolastiche, sportive e religiose.
Checché se ne dica l'America è storicamente fondata sul cristianesimo (quello vero), e purtroppo la stessa America, pur preservando l'apparente postura culturale positiva di cui sopra, sembra cominciare a dimenticarsene a partire da molte chiese, radio e televisioni evangeliche americane da cui negli ultimi anni, a detta anche di pastori americani come David Wilkerson e ricordata anche da autorevoli predicatori come Steve Fry durante la nostra conferenza, se ne sono usciti con delle "novità" dottrinali che vanno dall'innocuamente idiota fino alla pericolosamente eretica. Ciò non ha portato solo una degenerazione negativa già di per sè, ma anche al pericoloso effetto collaterale nell'offrire solidi pretesti ai nemici del vangelo, soprattutto nei media, per infangarlo, deriderlo ed accusarlo di scarsa veridicità e credibilità.
E' convinzione del sottoscritto che la grave crisi prima spirituale, poi morale, poi finanziaria e poi sociale americana sia direttamente proporzionale alla degenerazione di un certo tipo di chiesa americana regolata da parametri che, più che essere quelli biblici, ricordano un misto tra quelli di una pop star, di un imbonitore da circo e di un trader scoppiato di Wall Street.
Insomma chi vince e chi perde in America? Senza aver recuperato appieno il senso di cosa sia Chiesa, che poi è la manifestazione di cuori sinceramente convertiti nell'atto della naturale e concreta aggregazione volta alla celebrazione e condivisione dell'unico vero Dio, hanno perso tutto e tutti e non ci sarà alcuna speranza non solo dal punto di vista spirituale ma anche sociale, economico e finanziario.
Ciò riguarda qualunque nazione sulla terra: c'é bisogno del Signore, della Sua Chiesa, della Sua Parola e non ci saranno altri veri liberatori dai problemi che affliggono i popoli che non siano Gesù Cristo, l'unico che può cambiare l'uomo dal di dentro al di fuori.
Tuttavia La Chiesa, quella vera, continuerà a resistere, e a vivere ed a vincere, si tratta solo di capire quanti nel mondo, ed in quel mondo travestito da chiesa, vorranno, riponendo la loro fede in Cristo, credere alla Sua vittoria prima che questa sia resa manifesta. Per questo è scritto:
Matteo 16:18 Ed io altresì ti dico, che tu sei Pietro, e sopra questa roccia io edificherò la mia chiesa e le porte dell'inferno non la potranno vincere.
In conclusione alla fine, chi vince e chi perde? Dipende da cosa si intende per "fine" dato che a quanto pare alla fine, ma proprio alla fine, un vincitore ci sarà, ma non crediamo si chiamerà ne Obama ne Romney.
PS: la roccia a cui si riferisce Gesù è la confessione di Pietro, e cioè "tu sei il Cristo", vale sempre la pena precisarlo...
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