In una società in continua evoluzione come la nostra, dove tutto va veloce, dove si è presi da mille impegni, è sempre più difficile ascoltare e saper ascoltare.
Ma che significa “ascoltare”?
L’ascolto è l’azione attraverso la quale diciamo al nostro interlocutore: “sono qui per te proprio ora. Per nessun altro, solo per te. Voglio sentire e capire ciò che hai da dire.” (tratto dal libro Speaking from the Heart di Ken Durham).
L’ascolto permette alla persona che ci parla di aprirsi, di riuscire a stabilire una linea comunicativa con noi. Spesso quando ci predisponiamo ad ascoltare l’altro dobbiamo fare lo sforzo di concentrarsi su ciò che stiamo udendo, sulla situazione che ci si sta proponendo davanti.
Un errore molto comune che tra le persone accade è che la persona che ascolta non dia modo all’altro di esprimersi liberamente, poiché si pensa già di sapere quel che l’altro vuole dire. È emblematica in tal senso una frase che ho letto che diceva: “Quando ti chiedo di ascoltarmi e cominci a darmi consigli, non hai fatto ciò che ti ho chiesto...e se vuoi parlare aspetta solo un minuto, che arrivi il tuo turno, ed io ti ascolterò”.
Spesso il bisogno di essere ascoltati indica una necessità psicologica, fisica, spirituale di sentirsi vicino all’altro, di sentirsi capiti, accettati, non soli. Non sempre è una richiesta di soluzione! Non ascoltare equivale a schiacciare i sentimenti dell’altro che non ha modo di esprimere con la propria individualità i suoi personali vissuti.
Comunicare non significa parlare molto, ma sapere quando parlare e quando ascoltare.
Ascoltando impariamo molto di più dell’altro, sicuramente in modo maggiore di quanto noi crediamo di sapere e conoscere.
Anche tra genitori e figli spesso gli uni non sanno ascoltare gli altri, ed i muri delle differenze, delle divisioni, dell’incomunicabilità iniziano ad alzarsi sempre di più. Tutte le relazioni più importanti sono basate sulla comunicazione e quindi sull’ascolto.
Anche nei confronti della Parola di Dio dobbiamo imparare ad affinare i nostri orecchi spirituali in modo da diventare sensibili alla voce dell’Eterno, alla Sua chiamata per noi e stabilire una relazione con Lui che non sia solo a senso unico (noi parliamo, chiediamo, preghiamo e Lui ascolta).
La natura con la quale siamo stati creati è dall’altra parte perfetta: non credo sia un caso che il Signore ci abbia fatto in modo che le nostre orecchie non si possano chiudere mentre la nostra bocca si!
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Sappiamo ascoltare?
Ho apprezzato e condivido in pieno questo articolo, la nostra vita èbasata sulla comunicazione gestuale e verbale. dovremmo ascoltare di più e parlare di meno.
Vi siete mai chiesti perchè Dio ci ha creati con due orecchie e una bocca? Perchè dobbiamo ascoltare di più e parlare di meno
Ascoltare presuppone attenzione verso l'interlocutore, essere attenti a ciò che ha da dirci, immedesimarsi con lei e dopo che ha finito di parlare, allora possiamo consigliarla.
Non possiamo dire di aver ascoltato se, dopo che la persona ha finito di parlare gli chiediamo di ripetere ciò che ha detto perchè non eravamo attenti.
Questo vale anche nel nostro rapporto con il Signore, dobbiamo essere attenti alla sua voce, come Lui è attento quando noi lo invochiamo, non dimentica nessuna parola che Gli abbiamo rivolto perchè è attento al nostro grido.